Un invito del municipio XIII di Roma a pagare le rette, da aprile in poi, non saldate. A ricevere l'avviso sono stati i genitori dei bimbi che frequentavano l'asilo...
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Ora i legali hanno sessanta giorni dalla notifica per presentare ricorso. «Percorreremo tutte le strade che la legge ci consente - sottolinea Pinto - I genitori sono coesi e fermi nel portare avanti questa battaglia, si fosse trattato anche di dieci euro». Il 19 aprile scorso nell'asilo della zona Aurelio una maestra fu arrestata dai carabinieri e altre due furono sospese. Qualche mese dopo, il 7 settembre, le tre maestre sono state condannate, con rito abbreviato, una a 3 anni e 4 mesi di reclusione e le altre due a 2 anni e 2 mesi di reclusione ciascuna. «Le famiglie - osserva l'avvocato Pinto - hanno subito un vero e proprio dramma. Sono ancora alle prese con gli strascichi di questa vicenda perché stanno affrontando le intuibili conseguenze che costringono genitori e figli a sottoporsi a visite e terapie».
Il giorno stesso in cui i genitori trovarono i carabinieri a scuola, l'attività fu interrotta un paio di settimane e le famiglie spiega il legale, «hanno sospeso il pagamento delle rette. Hanno tenuto i figli a casa due settimane, poi solo dopo aver ricevuto determinate garanzie e tre supplenti fisse, hanno ritenuto di rimandare i figli nella scuola su consiglio degli specialisti secondo i quali sarebbe stato più traumatico trasferirli in un altro istituto». I bimbi hanno dunque terminato l'anno scolastico in quell'asilo, ma quest'anno sono stati quasi tutti trasferiti in un'altra scuola comunale o privata. Dopo tutte le sofferenze subite, veder recapitato anche un avviso di pagamento per le rette non pagate, secondo il legale, è un'autentica «beffa».
«È stata vissuta come una mancanza di qualsivoglia sensibilità da parte di quelle stesse persone che, ad aprile, avevano manifestato dispiacere per l'accaduto», osserva Pinto. «Anche dal punto di vista giuridico - conclude l'avvocato - noi siamo convinti che non competa alcunché.
Il Messaggero