Roma, boom di autisti Atac ai seggi: bus fermi e disagi per il voto

Roma, boom di autisti Atac ai seggi: bus fermi e disagi per il voto
Il picco ci sarà domani: una corsa su tre degli autobus dell'Atac si fermerà «causa elezioni». Perché la febbre delle urne ha contagiato gli...

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Il picco ci sarà domani: una corsa su tre degli autobus dell'Atac si fermerà «causa elezioni». Perché la febbre delle urne ha contagiato gli autisti della municipalizzata: saranno in tutto 850 i permessi retribuiti. In gran parte sono rappresentanti di lista, solo 70 gli scrutatori. Una moda che colpisce anche l'Ama, con 400 spazzini schierati nei seggi a difesa dei voti di questo o quel candidato invece che dei rifiuti.


IL CAOS
I veri disagi riguarderanno i trasporti. Ma solo quelli su gomma. I macchinisti della metropolitana, forti di un nuovo contratto legato nella parte variabile alle corse effettuate, alla fine andranno al lavoro. Discorso diverso, invece, per gli autisti. Che in questi tre giorni lavoreranno ai seggi ugualmente pagati dall'Atac. Gli effetti di tutto ciò? Ieri le prime controindicazioni di questa corsa al seggio: 10% delle corse in meno in giro per la città, dal centro alla periferia. Oggi si raddoppia. Domani il clou, con la Capitale che aspetterà il nuovo sindaco ma anche i mezzi pubblici alle fermate per andare a scuola o al lavoro. Il direttore generale dell'Atac, Marco Rettighieri, non ha potuto fare altro che allargare le braccia. Ieri ha diramato la nota sui possibili disagi, nel frattempo ha congelato i permessi sindacali, altro strumento ampiamente abusato dalle parti di via Prenestina. E così i record elettorali di questa tornata aumentano sempre di più: per 8mila candidati tra sindaco, consiglio comunale e municipi, ci saranno oltre 800 rappresentanti di lista provenienti dall'Atac (più i 400 dell'Ama), pronti a inchiodare i presidenti dei seggi al primo odor di broglio, salvo accelerare in caso contrario.
 
I CONTRATTI
Un bel tran tran. Senza nemmeno tanti struggimenti interiori. Se nella Giornata di uno scrutatore di Calvino il protagonista faceva di tutto per non far votare la Dc agli ospiti del Cottolengo, in quella di un rappresentante di lista, a Roma, si lotterà fino all'ultima preferenza della lista più bizzarra. E c'è veramente l'imbarazzo della scelta, soprattutto tra quelle civette. I vertici della municipalizzata hanno potuto solo prendere atto di questa puntuale affezione al voto, in controtendenza con il sentimento del Paese e della Capitale.


L'ALLARME «Al tempo stesso, tuttavia, Atac sta monitorando - dice la nota diramata dalla società del Campidoglio - l'andamento del servizio per analizzare le cause di eventuali difficoltà e valutarne la coerenza con il quadro di regole normative e aziendali». Che però al momento, senza un nuovo contratto, rimangono così. Con il permesso retribuito - i maligni in queste ore lo chiamano «riposo» - per assistere allo svolgimento democratico del voto. Lavoro sporco che una volta facevano i partiti. E cioè i militanti, la cosiddetta base. Ma nella mutazione genetica - o deterioramento - delle municipalizzate è accaduto negli anni il processo inverso: la politica è entrata nelle società, con assunzioni un tanto al chilo, e queste sono le conseguenze. Seggi pieni, bus fermi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero