Roma, autista Atac aggredito: «In balia di quei delinquenti. Il vero problema è questa città»

ROMA Nella sala del triage del policlinico universitario Agostino Gemelli, dov'è stato portato dopo l'aggressione, Lucio Iannucci non si dava pace. Il volto...

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ROMA Nella sala del triage del policlinico universitario Agostino Gemelli, dov'è stato portato dopo l'aggressione, Lucio Iannucci non si dava pace. Il volto insanguinato, la divisa sporca, il dolore al naso sembravano nulla rispetto a quella domanda per la quale non è riuscito a trovare una risposta: «Perché?». Perché essere aggredito prima verbalmente e poi fisicamente da un ragazzino di soli 17 anni per avergli detto che non si fuma a bordo di un autobus e che non si tirano le maniglie di emergenza così solo per scherzare? Con chi gli era a fianco e con coloro che poi gli hanno parlato, l'autista si è sfogato così: «Sono schifato da questa città, non potevo fare nulla sono rimasto in balia di questi ragazzini, mi sento sconvolto».


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Ora Lucio dovrà anche essere sottoposto a un intervento chirurgico. In trent'anni di servizio cose del genere non gli erano mai capitate. Certo, la lite a bordo da dover sedare all'occorrenza non è mai mancata. Ma non si è mai andato oltre. Di storie come quella che lui ha vissuto, fino a ieri le ha sentite solo nei racconti di altri colleghi, durante la pausa nella rimessa di Portonaccio dove si recava ogni mattina per salire a bordo della vettura di turno e coprire il servizio su Roma.

LA CAPITALE
«Sono sconvolto», ha ripetuto anche agli agenti di polizia delle Volanti e a quelli del commissariato Aurelio. «Il problema è Roma, non è possibile che accadano cose del genere». Cinquantadue anni, in azienda ci è entrato trent'anni fa come autista e solo per un breve periodo, ha tirato il freno a mano, lavorando sotto i tornelli della metropolitana a causa di un problema di salute che poi si era risolto e lui era così tornato alla guida delle vetture. L'Atac gli ha messo a disposizione un supporto psicologico che forse potrà aiutarlo a trovare una spiegazione per una violenza inattesa e ingiusta. «Gli ho solo detto che certe cose non si fanno e uno di loro mi ha colpito in faccia, sono caduto in terra, non è possibile che questi ragazzini non vengano puniti». Il giovane che l'ha colpito, di contro, pur confessando tutto alla polizia ha provato a giustificarsi: «L'ho colpito perché lui prima mi ha aggredito», ma la sua versione non ha convinto. La minore età, nonostante alcuni precedenti per rapina, l'ha fatto tornare a casa dai suoi genitori. Dovrà rispondere alla denuncia di lesioni e interruzione di pubblico servizio e forse ai danni che l'autista dell'Atac potrebbe comunque chiedergli.
 
LA RIMESSA

Intanto ieri pomeriggio, nella rimessa di Portonaccio, a due passi dalla stazione Tiburtina, molti dei suoi colleghi commentavano l'aggressione: «È un bravo dipendente, un uomo tranquillo, ma noi che facciamo gli autisti iniziamo come tali e moriamo così. Gli anni di servizio alle spalle non ci vengono riconosciuti, siamo equiparati a chi guida da poco o è appena entrato». Un altro dipendente che ha lavorato per un periodo con Iannucci aggiunge: «Solo se hai un problema fisico, che tecnicamente ti impedisce di guidare, ti spostano a un altro incarico. Altrimenti resti inchiodato al sedile, che tu abbia vent'anni o cinquanta. Non cambia nulla».

C. Moz.
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Il Messaggero