L’autista gentile del 665 invece mi ha aspettato alla fermata e fatta salire dicendo Prego cara Chestizza Chiacchiera...
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Chestizza
Chiacchiera tutto il tempo che è un piacere stare a sentirlo. A quell’impicciona logorroica di Monique quasi dispiace scendere, specie se ha attaccato bottone anche con lei. Avrà una sessantina d’anni, porta il bus della linea 665, conosce a memoria tutte le vecchiette dell’Appio che si carica giornalmente. Un personaggio, una rarità, uno dei pochi che non prendono le distanze dai passeggeri, niente cuffiette, niente cabina, un saluto c’è per tutti e benvenuti a bordo. «Ciao Marì, oggi hai fatto tardi».
E poi: «Dove andiamo alla Madonna della Fiducia?». Quale lusso, quale delicatezza d’animo, c’è nell’esser riconosciute sui mezzi pubblici. L’autista che pare uno chauffeur di periferia, a ogni fermata sa chi salirà. Entra in confidenza, chiede «e tu che ne pensi, se la signora quel giorno ce l’ha a morte col marito».
«E te, come stai Rita? Sei andata a trova’ tua nipote». Sa i fatti di tutte, ha un’attenzione per tutti, il rapporto è amicale, il viaggio scorre con piacere. «Dove devi andà oggi? Le conosco tutte, so’ le ragazze mie». Scherza.
Una breve tratta, dall’Appio Latino arriva a piazza San Giovanni, comunque 16 fermate, ma vuoi mettere il piacere d’esser riconosciuti, aspettati. L’autista che ti chiede come stai, che ti strappa un sorriso mentre stai andando dal dottore, altro che non parlate al conducente.
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Il Messaggero