Roma, autista Atac tornato a casa con il bus: «Avevo fretta»

«Avevo fretta, avevo dei problemi a casa e dovevo rientrare subito. È stato un momento di pazzia, perdonatemi, in trent'anni di servizio non ho mai creato...

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«Avevo fretta, avevo dei problemi a casa e dovevo rientrare subito. È stato un momento di pazzia, perdonatemi, in trent'anni di servizio non ho mai creato problemi». Si è giustificato così con i colleghi e gli ispettori dell'Atac, l'autista della rimessa di via Candoni, alla Magliana, Roma, che l'altra sera, a mezzanotte e quaranta minuti, invece di consegnare le chiavi della vettura e lasciarla allineata agli altri bus nel piazzale del parcheggio come sempre, si è messo di nuovo alla guida e si è diretto spedito verso la sua abitazione, nel quartiere Monteverde.


Eppure non si tratta di un giovane alle prime uscite in strada, ma di un dipendente della municipalizzata capitolina anziano e con tanti anni di guida alle spalle. L'uomo, come se niente fosse, ha parcheggiato il bus, un bestione di 12 metri, in strada ed è salito in casa a dormire. L'esame tossicologico ha escluso che fosse drogato: era, dunque, lucido mentre era al volante e sapeva bene di commettere una grave irregolarità, tant'è che si era premunito di calarsi il cappuccio sulla testa quando le telecamere della rimessa lo hanno inquadrato intento a varcare l'uscita del deposito sul torpedone. Alcuni frame, però, sono riusciti a individuarlo.

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Non solo. La fretta doveva essere davvero tanta, visto che rapportando la distanza rimessa-casa al tempo di percorrenza impiegato, le rilevazioni hanno evidenziato che quei chilometri sono stati bruciati a gran velocità. Ormai, però, con le nuove tecnologie, è praticamente impossibile sfuggire al controllo: la localizzazione Gps del mezzo, infatti, ne segue e registra tempi e percorsi.

La sindaca Virginia Raggi, commentando la vicenda raccontata sabato dal Messaggero, ieri: «I lavoratori delle nostre aziende che non rispettano le regole vengono individuati e sanzionati». Per la sindaca il fuoripista del conducente dell'Atac è «un gesto inaccettabile, che costituisce un'offesa e un affronto ai cittadini e ai tanti suoi colleghi che svolgono correttamente il loro lavoro. Ormai - ha ribadito - tutti i nostri bus sono tracciati h24 con il Gps. Pochi lavoratori infedeli non devono e non possono nuocere alla maggioranza che ogni giorno si impegna con dedizione. Non possono e non devono rappresentare un problema per i cittadini».


L'azienda si è accorta subito dell'assenza del bus in deposito e dai riscontri immediatamente successivi ecco venire fuori l'incredibile vicenda. Visionate le immagini della videosorveglianza, incrociati i turni di lavoro, gli ispettori non ci hanno messo molto ad arrivare all'autista dirottatore, la cui utilitaria privata era parcheggiata a Monteverde. «Avevo dei problemi a casa quella sera - ha raccontato l'autista a sua difesa - è stato un momento di forte tensione e avevo fretta di rientrare. Non potevo prendere un taxi. È stato il gesto di un momento. In trent'anni di servizio non ho mai fatto niente di male o ricevuto alcuna contestazione». Il dipendente è stato già sospeso, in attesa della decisione della commissione disciplinare che si riunirà la prossima settimana per decidere sul suo futuro. L'autista rischia fino al licenziamento.

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Il Messaggero