Atac, il piano dei tagli-beffa: è al collasso ma assume 416 autisti in più

Atac, il piano dei tagli-beffa: è al collasso ma assume 416 autisti in più
La barca affonda ma, a quanto pare, a bordo c'è ancora posto. A un centimetro dalla bancarotta, con i conti in profondo rosso e un piano industriale pieno di lacune, la...

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La barca affonda ma, a quanto pare, a bordo c'è ancora posto. A un centimetro dalla bancarotta, con i conti in profondo rosso e un piano industriale pieno di lacune, la più grande partecipata dei trasporti d'Italia si prepara alla grande infornata: oltre 600 autisti da assumere, 416 in più di quelli che lasceranno l'azienda nei prossimi anni. È scritto così, nero su bianco, nel piano industriale consegnato al Campidoglio in vista del voto di ieri, un piano su cui tutti i livelli tecnici dell'amministrazione - Ragioneria, dipartimenti, segretariato generale - hanno espresso forti perplessità, a cominciare dalle mosse per rendere più efficiente il personale, una delle leve da muovere subito per rilanciare la municipalizzata in crisi.


IL PARERE
La maxi-assunzione degli autisti è finita subito sotto la lente degli esperti del Campidoglio. «Il piano industriale - si legge nel parere del Dipartimento Partecipate - prevede l'assunzione di 623 autisti a partire dal 2019, a fronte di 207 uscite». Il conto è presto fatto: il saldo netto tra assunzioni e cessazioni è di «416 risorse», annotano i tecnici, che ovviamente ricordano come «la Legge Madia vieti assunzioni fino a tutto il giugno 2018». Di fatti per il personale amministrativo lo stesso piano prevede il blocco del turnover. Per gli autisti invece, che pure sono già 5.500, sono pronti centinaia di nuovi contratti. Anche se, annotano sempre i tecnici del Dipartimento, «si potrà giustificare una politica assunzionale espansiva solo se compatibile con il principio di efficienza e con la realizzazione di economie di scala». Il monito è chiaro: «Rimane ferma la responsabilità degli amministratori e dei dirigenti della società controllata in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di contenimento dei costi fissati da Roma Capitale».

L'operazione, che secondo i vertici della partecipata sarebbe legata al rinnovo del parco mezzi (da qui a tre anni dovrebbero arrivare finalmente 760 nuovi bus), dovrà essere valutata dai commissari del Tribunale fallimentare, che entro venerdì dovranno ricevere la versione definitiva del piano industriale. Certo è che sia la Ragioneria che il Segretariato del Campidoglio hanno giudicato inadeguate le misure per potenziare l'efficienza dei dipendenti dell'Atac.

«SERVONO TAGLI»
L'aumento della produttività ipotizzato fin qui dai manager scelti dal M5S (le ore di lavoro settimanali salirebbero da 37 a 39, come peraltro già prevede il contratto nazionale della categoria) è considerato «insufficiente». Non basta «un mero richiamo all'aumento della produttività», «senza sostanziose azioni di razionalizzazione ed efficientamento dei costi di natura industriale». I tecnici hanno sottolineato quindi «la necessità di conseguire ulteriori e significative riduzioni dei costi anche in materia di personale».

INCASSI DA RIPARTIRE

Rimangono altre due incognite, sulla strada del concordato: la gestione delle ferrovie urbane (dalla Roma-Lido alla Roma-Viterbo), di proprietà della Regione, che le ha affidate all'Atac solo fino al 30 maggio 2019, come ricorda il Dipartimento Trasporti del Comune. E non è detto che la Pisana si comporti come il Campidoglio, concedendo una proroga fino al 2021. L'altro dubbio riguarda gli incassi di Metrebus, il biglietto misto che mette insieme i trasporti di Comune, Regione e Ferrovie. «La ripartizione degli introiti» è oggetto di contenzioso da anni tra i vari soggetti, e «dovrà trovare conferma nel tempo». Cosa tutt'altro che scontata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero