Roma, stretta del Comune su Atac: «Fondi e bonus soltanto se il servizio funziona»

Roma, stretta del Comune su Atac: «Fondi e bonus soltanto se il servizio funziona»
L'obiettivo è chiaro: tagliare i dirigenti di troppo e i loro premi di produzione se non si vedranno i risultati stabiliti nero su bianco. L'occasione si presenta...

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L'obiettivo è chiaro: tagliare i dirigenti di troppo e i loro premi di produzione se non si vedranno i risultati stabiliti nero su bianco. L'occasione si presenta su un piatto d'argento: il prolungamento del contratto di servizio di Atac fino al 2024, per saltare così la messa a gara del servizio di trasporto pubblico (programmata per il 3 dicembre 2019) e convincere i creditori coinvolti nel concordato preventivo. Il Campidoglio si muove in questi meccanismi per cambiare il contratto di servizio, un'idea in continuità tra gli ultimi due assessori al Bilancio Andrea Mazzillo (l'ex) e Gianni Lemmetti, l'attuale.


I NUMERI
Il contratto di servizio di Atac costa al Campidoglio 600 milioni di euro all'anno (tra tpl, gestione strisce blu e giudice di pace). Al momento, i rapporti tra Campidoglio e la partecipata dei trasporti sono regolati così: il comune paga 5,6 euro per chilometro percorso da autobus, tram e metro, con un velocità commerciale (su gomma) di 14 km all'ora. Il nuovo contratto prevederà altri indicatori. A partire dal servizio erogato ai cittadini. A stabilirlo sarà un nucleo esterno di valutazione, che affiancherà l'Agenzia per la mobilità. Se gli standard previsti non saranno raggiunti ecco che scatteranno le sanzioni: la decurtazione della parte variabili dello stipendio per i manager. In tutto in via Prenestina ce ne sono una quarantina. «Troppi», è l'opinione diffusa in Comune.

La maggioranza M5S vorrebbe anche intervenire sulla composizione del salario accessorio dei dirigenti della municipalizzata. Gli ultimi contratti sono tutti simili: il grosso è composto dalla parte fissa, il resto da quella variabile (meno del 10%). In questo modo, visto il caos dei trasporti romani, i vari manager non corrono grandi rischi. «Adesso si cambia», spiegano ancora i pentastellati. E l'istituzione di un organo terzo di controllo dovrebbe arrivare a dare messaggi chiari alla governance di Atac.

IL PROGETTO
Il Campidoglio si muove intanto su tutti i fronti. L'assessore ai Trasporti Linda Meleo rilancia l'ipotesi vendita dei depositi inutilizzati: «Per una parte di patrimonio immobiliare va fatto un ragionamento in direzione della dismissione». La tensione rimane alle stelle tra amministrazione e sindacati. In commissione trasparenza il sindacalista Claudio De Francesco, segretario generale Faisa Confai del Lazio non ha usato giri di parole: «Se oggi viene bocciato il concordato dodicimila famiglie più l'indotto si troveranno per strada - ha detto il sindacalista - se il giudice tra 15 giorni dice no veniamo a mangiare a casa vostra e veniamo a cercarvi uno per uno». Anche sull'ipotesi dismissione dei depositi i sindacati sono scettici: «Bastava cambiare la destinazione d'uso dei beni di

Atac e così si triplicava il valore immobiliare invece state andando dal giudice peraltro senza avere neanche le carte definite». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero