Atac: «A maggio soldi finiti». La partecipata rischia di nuovo il crac

A sinistra un bus Atac. A destra la lettera spedita al Campidoglio dal presidente e ad, Paolo Simioni
Senza aiuti, Atac rischia di nuovo il crac. A fine maggio il colosso dei trasporti pubblici di Roma non avrà più un euro in cassa, a meno che non arrivino...

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Senza aiuti, Atac rischia di nuovo il crac. A fine maggio il colosso dei trasporti pubblici di Roma non avrà più un euro in cassa, a meno che non arrivino d'urgenza fondi dal governo o dal Campidoglio. E' questo il senso della lettera riservata che il presidente e ad della partecipata, Paolo Simioni, ha spedito in Campidoglio due giorni fa. Nella lettera, di cui Il Messaggero è in possesso, si parla delle ripercussioni economiche dell'emergenza Covid: calo drastico dei passeggeri e un danno stimato di «203 milioni di euro di mancati ricavi». Solo dal «calo della vendita dei biglietti e degli abbonamenti» la perdita stimata è di «180,4 milioni di euro».


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Cifre che tramortirebbero qualsiasi azienda, a maggior ragione una parteciata zavorrata da un debito ciclopico di 1,4 miliardi e che Simioni, in carica da fine 2017, era riuscito a salvare dalla bancarotta col concordato preventivo. Un piano di salvataggio che ora rischierebbe di essere vanificato, se non arriveranno fondi extra. Nel 2018, per la prima volta, il bilancio di Atac è andato in positivo, dopo anni di perdite a svariati zeri. Per il risultato dell'esercizio 2020, Atac prevedeva di essere ancora in utile di 24,8 milioni. Invece, senza aiuti, il consuntivo riporterebbe «una perdita di 112, 5 milioni di euro, con uno scostamento pari a -137,3 milioni», scrive sempre Simioni.

A preoccupare è soprattutto la prospettiva di rimanere con la cassa vuota. «In conseguenza dei mancati ricavi da mercato, la situazione finanziaria della società si è gravemente deteriorata - si legge nella lettera dell'ad arrivata in Comune - nello scenario "base" la stima è che vi sia liquidità disponibile per la Società alla data del 30 aprile per 27 milioni di euro che, pur tenendo conto del corrispettivo del contratto di servizio, sia sufficiente solo fino al 31 maggio». E poi? Servono «al più tardi nel mese di giugno 50 milioni di euro».  


Secondo gli attuali vertici dell'Atac non sono sufficienti gli aiuti sin qui prospettati. Servono altri soldi. Non anticipi di cassa come i 48 milioni previsti dal Comune. Non basterebbero, da soli, nemmeno i 20 milioni stanziati dalla Regione per i sussidi dei 4mila dipendenti messi in solidarietà o altri 44 milioni di euro che il governo centrale dovrebbe liberare come risarcimento per la mancata bigliettazione. I creditori, avverte Simioni vanno pagati rispettando il piano del concordato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero