Appalti assegnati per chiamata diretta dal 1974, costi di gestione che superano i 4 milioni di euro l'anno. E ancora: distacchi aziendali non autorizzati, permessi sindacali...
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I CONTROLLI
Le anomalie del Dopolavoro riguardano principalmente le modalità di affidamento degli appalti e anche i controlli sull'effettiva erogazione dei servizi. Solo per fare un esempio: mancano all'appello gare pubbliche nella scelta dei fornitori e non esisterebbe un contratto che regoli il servizio mensa. Dopo due mesi d'indagini interne, Rettighieri, insediatosi al vertice dell'Atac in febbraio, si è presentato in Procura segnalando le irregolarità e chiedendo agli inquirenti di fare chiarezza. Nel dossier sulle mense viene riportato che per decenni la municipalizzata dei trasporti ha emesso fatture al buio, pagando senza avere bilanci chiari e liste di spesa alla mano. L'Atac avrebbe continuato a sborsare una cifra forfettaria, senza nemmeno sapere quanti pasti fossero effettivamente stati erogati ai dipendenti. Agli atti, mancherebbero anche i documenti relativi ai controlli sulle condizioni igieniche delle cucine. Era il 25 maggio, quando il direttore generale si è presentato a piazzale Clodio. Il 17 giugno, nemmeno un mese dopo, ha firmato un provvedimento con cui ha disdetto tutti gli accordi che riguardano la gestione «delle mense, dei distributori automatici di alimenti e bevande, delle attività socio-ricreative e sportive gestite dal Dopolavoro».
I DISTACCHI
I problemi segnalati agli inquirenti da Rettighieri riguardavano anche altri sprechi a sei zeri. Ci sono due ulteriori inchieste scaturite dal suo triplice esposto. A indagare è sempre il pm Maiorano. Da un lato c'è il fascicolo sui permessi sindacali. Il sospetto è che siano stati compiuti illeciti nella concessione di autorizzazioni retribuite per un numero di ore eccedenti rispetto a quelle previste. Almeno 45 dipendenti sembrerebbero avere usufruito dei permessi in questione senza avere ottenuto il nulla osta da parte dell'azienda. A questo proposito, secondo una stima della municipalizzata, solo nel 2015 il costo sostenuto è stato di circa 4,3 milioni. Nei primi 4 mesi del 2016, la cifra aveva già superato il milione e mezzo. Non è tutto. Un filone della stessa indagine riguarda i distacchi sindacali incontrollati. Per 10 distacchi nazionali e circa 35 distacchi aziendali, infatti, non sarebbero stati trovati i documenti autorizzativi. Si tratterebbe quindi di dipendenti che si sarebbero avvalsi delle licenze senza nessun via libera da parte dell'Ufficio del personale. Anche in questo caso, i finanzieri hanno già acquisito documentazione utile alle indagini.
I MEZZI
L'ultimo fronte d'inchiesta riguarda invece una possibile truffa che si nasconde tra le righe del contratto, firmato dall'Atac per il triennio 2013-2015, per la fornitura delle gomme del parco autobus. Il valore della commessa sarebbe di 8 milioni di euro. La municipalizzata, però, ha pagato il doppio: circa 16 milioni. Nell'esposto si legge infatti che sono emerse «anomalie significative» negli acquisti dei pneumatici. Nel 2013, per esempio, l'azienda prevedeva di comprarne 1.600, ma alla fine ne ha comprati 7.104. L'anno scorso, invece, le gomme sostituite sono state solo mille. Uno dei sospetti è che esista una rete di dipendenti infedeli che potrebbe aver gonfiato i numeri dell'appalto. A fare propendere per questa ipotesi, la presenza nell'organico dell'Atac di un lavoratore in aspettativa assunto anche in un'azienda collegata a quella che si era vista assegnare la commessa milionaria.
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Il Messaggero