Roma, bufera Atac si è dimesso il dg Bruno Rota

Bruno Rota
Dopo lo scontro con il M5S, Bruno Rota non è più il direttore generale dell'Atac. Lo apprende il Messaggero, dopo avere visionato una direttiva interna firmata...

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Dopo lo scontro con il M5S, Bruno Rota non è più il direttore generale dell'Atac. Lo apprende il Messaggero, dopo avere visionato una direttiva interna firmata dall'amministratore unico, Manuel Fantasia. Nel provvedimento che modifica la macrostruttura aziendale, si legge: «A seguito delle dimissioni presentate dal dott. Bruno Rota ed accettate dall'azienda», tutte le deleghe operative «vengono allocate a diretto riporto dell'amministratore unico».





LA DATA DELL'ADDIO
La notizia, intorno alle 17, è stata confermata anche dall'Atac. Rota, subito dopo, ha fatto sapere di avere rassegnato le dimissioni una settimana fa, il 21 luglio. «Con la presente rassegno le mie dimissioni da dipendente di Atac e cesso da ogni incarico - si legge nel documento - Sono disponibile a concludere la mia prestazione il giorno 4 agosto, come previsto dalla lettere di assunzione che mi impone una lettera di preavviso. Resta inteso il mio fermo interesse a concludere, anche in una data precedente, se ovviamente ciò non comporta oneri da parte mia». Una ricostruzione, quella di Rota, confermata anche dalla lettera che l'Atac ha consegnato al diggì stamattina. Nella missiva, l'amministratore unico Fantasia fa riferimento «alla lettera del 21.07.2017» e fissa il termine dell'incarico del direttore generale per il prossimo 2 agosto.

LA ROTTURA
L'ormai ex direttore generale, arrivato ad aprile a Roma dall'Atm di Milano, scelto dal M5S con una selezione aperta, da inizio luglio aveva iniziato a denunciare la gravissima situazione finanziaria trovata nella municipalizzata romana. Il 10 luglio scorso, in una riunione riservata con i Cinquestelle svelata dal Messaggero, Rota aveva detto: «Sono sincero: il M5S a Roma ha sbagliato. Secondo me, l’amministrazione Raggi doveva denunciare la situazione dell’Atac un anno fa, appena eletta». La situazione debitoria, denunciava Rota, «ormai è insostenibile: presto dovremo prendere delle decisioni nette». Concetti ribaditi, a microfoni aperti, in due interviste pubblicate ieri. E il rapporto con i Cinquestelle si è incrinato definitivamente.

La rottura con la maggioranza di Virginia Raggi è diventata palese nel pomeriggio di ieri, quando il presidente della Commissione comunale Mobilità, il grillino Enrico Stefano, ha attaccato duramente Rota: «Gli abbiamo dato  carta bianca. Magari in questi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, rimuovendo i dirigenti responsabili del disastro, come lo abbiamo invitato a fare più volte». La replica del diggì era stata ancora più pesante: «Più che di dirigenti da cacciare, lui e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti». Accuse che sembrano paventare pressioni per promozioni ingiustificate. 

LE REAZIONI

Le dimissioni del diggì si sono trasformate in un assist per le opposizioni, per attaccare la giunta Raggi. «È l'inizio della resa dei conti dentro al 5 stelle, solo che saranno i romani a pagare il conto del disastro», dice il consigliere del Pd capitolino Marco Palumbo. Per Claudio De Francesco, segretario della Faisa Confail, «adesso speriamo che si vada avanti senza ingerenze politiche sul personale e senza promozioni facili». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero