Tamponamenti con auto e scooter, brusche frenate con passeggeri sballottati e feriti, pedoni investiti, qualche fattaccio clamoroso, come la navetta del “301” che a...
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Roma, la metro Barberini non riapre: il collaudo boccia le scale mobili
Nel corso del 2019 sono state 3mila le domande spedite dai cittadini all’Adir dopo incidenti che hanno coinvolto i bus. Naturalmente non tutte vengono accettate. C’è una scrematura alla base. Ma il dato finale impressiona comunque: dopo una prima istruttoria, le pratiche legate ai sinistri dei mezzi pubblici che sono state incardinate hanno sfiorato quota 2.200. In aumento rispetto al 2018. Si tratta di vicende di tutti i tipi: dall’urto con una macchina o un motorino, ai passeggeri che chiedono un risarcimento per una frenata improvvisa che li ha fatti cadere. Episodi diversi, si diceva, talvolta lievi ma comunque seccanti - pensiamo a chi si ritrova con l’ auto ammaccata - altre volte drammatici. In ogni caso, la ridda dei sinistri gonfia l’importo dei possibili risarcimenti e delle polizze. Intorno ai 10 milioni di euro, spiegano esperti delle assicurazioni comunali.
Naturalmente non è solo una questione economica. C’è chi ha perso la vita, come il pedone investito l’altro ieri nel piazzale della stazione Tiburtina da un autobus della linea 545. E c’è chi è rimasto ferito: oltre 30 passeggeri hanno riportato lesioni il 16 ottobre scorso, quando un mezzo dell’Atac si è schiantato contro un albero sulla Cassia, di prima mattina. Più d’uno, quel giorno, è stato portato in ospedale in codice rosso.
Altri ancora sono stati registrati come codici gialli. Ogni volta che un incidente comporta feriti, scattano gli accertamenti anti-doping. Per capire se chi era al volante è drogato o ha alzato il gomito prima di entrare in servizio. Su questo fronte, va detto, la municipalizzata guidata dal presidente e ad Paolo Simioni, ha avviato una stretta da tempo. Prevedendo controlli in automatico e soprattutto “random”, durante il turno di lavoro. Per non dare la possibilità di schivare il test a chi si mette alla guida dei bus dopo avere fatto uso di cocaina, hashish o marijuana.
Ogni anno 3mila conducenti vengono sottoposti alla visita tossicologica.
Il Messaggero