Atac, inventavano le malattie dei figli: sette autisti licenziati

Non hanno avuto remore nemmeno a tirare in ballo i figli. Ad additarli come «malati», pur di strappare qualche giorno di vacanza in più. Sette conducenti...

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Non hanno avuto remore nemmeno a tirare in ballo i figli. Ad additarli come «malati», pur di strappare qualche giorno di vacanza in più. Sette conducenti dell'Atac sono stati licenziati e denunciati con l'accusa di truffa. Gli ispettori del colosso dei trasporti hanno scoperchiato un sistema di certificati pediatrici falsi, documenti che diagnosticavano ai bambini degli autisti malori e patologie inesistenti. Malanni inventati dagli stessi genitori, per non presentarsi al lavoro.


L'ultima truffa del finto Califfo, l'autista assenteista che Atac non riesce a cacciare

IL GIUDICE
La municipalizzata ha già sporto denuncia e ha portato a termine i licenziamenti. Hanno dovuto riconsegnare la divisa aziendale sei autisti del deposito di Tor Sapienza - tra cui due coppie di genitori, tutti a libro paga dell'Atac - e un autista della rimessa di Tor Vergata. I dipendenti allontanati hanno impugnato il provvedimento disciplinare ma pochi giorni fa, il Tribunale del lavoro ha rigettato il primo ricorso, dando ragione in pieno alla Direzione delle Risorse umane della società dei trasporti, guidata da Cristiano Ceresatto.
Le indagini erano scattate nel 2018 dopo una sfilza di segnalazioni dell'ufficio che si occupa delle presenze dei dipendenti. Gli audit interni hanno accertato l'utilizzo di certificati medici fasulli che attestavano la malattia dei minori per assicurare ai genitori uno o più giorni di riposo. Retribuito, naturalmente.

I DOTTORI IGNARI
A smentire i conducenti però sono stati gli stessi pediatri. Grazie alla carta intestata dei referti, l'azienda è risalita agli studi medici e i dottori hanno disconosciuto l'autenticità dei documenti. Probabilmente i genitori erano riusciti a ottenere un certificato vero e poi, riproducendolo in fotocopia, ne avevano modificato la data, in modo da poterlo utilizzare a piacimento. Ma proprio il ripetersi delle stesse malattie con una frequenza anomala ha insospettito gli impiegati delle Risorse umane, che hanno fatto partire le indagini. A quel punto, scoperta la truffa, sono arrivate le azioni disciplinari e la segnalazione in Procura.
È solo l'ultimo capitolo di una saga, quella dell'assenteismo all'Atac, che largheggia di aneddotica. C'è chi con l'assenza pagata dalla partecipata comunale è andato in vacanza in Calabria, altri hanno sfruttato la legge 104 - cioè la licenza per assistere famigliari disabili - per fare un altro lavoro, chi il gelataio, chi il carrozziere da un privato, lasciando sguarnita l'officina aziendale.

È un problema che il presidente e ad, Paolo Simioni, conosce bene. L'assenteismo, ha detto su queste colonne, «è lo specchio dello scollamento che si è creato nel tempo tra l'azienda e i lavoratori e talvolta ha portato a un abuso delle tutele previste dalla legge». Anche per questo nel piano di risanamento appena avallato dal Tribunale fallimentare e dai creditori è stato messo ai primi posti il recupero dell'efficienza.
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Il Messaggero