Il debito monstre di Atac resta abbondantemente sopra il miliardo di euro. E anche il 2015 si chiude con un bilancio in passivo per oltre 60 milioni. Una riduzione dei debiti...
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BILANCIO IN ROSSO
Una cosa è certa: anche nel 2015 il bilancio della partecipata del Comune di Roma è in rosso. Oltre 60 milioni di euro il passivo che l'azienda ha consegnato ai revisori. La nuova gestione è comunque soddisfatta: «Il risultato è un esercizio negativo dimezzato rispetto a quello dello scorso anno», che aveva superato i 140 milioni. Con questi numeri, sembra molto difficile centrare il pareggio nel 2016. Le previsioni che circolano in via Prenestina, parlano di un risultato in positivo solo nel 2017. Quindi un anno dopo rispetto a quanto previsto dal Piano industriale. «Nel triennio prevediamo un ritorno in positivo dell'esercizio di bilancio», ha detto la Russo.
Il nuovo management, entrato in carica da pochi mesi sotto la gestione del commissario Tronca, però è fiducioso. «Atac può disporre nel 2016 di risorse certe, a partire dai 480 milioni di euro derivanti dal contratto di servizio con Roma Capitale», ha aggiunto il direttore Corporate. Per Russo «si tratta di un'opportunità per l'azienda e la sfida è portarne a casa altri 50 con il riconoscimento, a fronte di puntuali verifiche, del rispetto del programma di esercizio su base trimestrale». A circa 500 milioni, secondo l'azienda, ammontano i crediti verso la Regione. «Ma bisogna distinguere tra quelli esegibibili, come quelli per i lavori sulla rete, per i contratti di servizio e quelli per i crediti sulle agevolazioni tariffarie».
DIRIGENTI A RISCHIO
Il nuovo direttore generale, Marco Rettighieri, promette intanto una stretta sui manager: dopo avere già allontanato il capo del Personale e un dirigente condannato dalla Corte dei Conti per le assunzioni di Parentopoli, il diggì ha già deciso di ridurre di 9 poltrone il numero dei dirigenti (oggi sono 52). La linea è chiara: «Chi non raggiunge gli obiettivi che la societa dà non può rimanere all'interno dell'azienda - ha detto Rettighieri - Non lo dico io ma il buonsenso industriale. Io non ho la scure o l'accetta come ha scritto qualcuno. Tutti sono importanti, ma nessuno è indispensabile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero