Atac, autisti alla guida senza la mascherina e caos distanze a bordo

Dopo aver reclamato la mascherina quando non era obbligatoria - con tanto di proteste di qualche sindacalista: mancano le protezioni! - ora i conducenti dell'Atac si mettono...

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Dopo aver reclamato la mascherina quando non era obbligatoria - con tanto di proteste di qualche sindacalista: mancano le protezioni! - ora i conducenti dell'Atac si mettono al volante del bus sempre più spesso a volto scoperto. Con la fascetta chirurgica penzoloni da un orecchio, abbassata sotto al mento o assente del tutto. Un pericolo naturalmente per i passeggeri nei dintorni, oltre che un'infrazione punibile con una multa da 400 euro, scontata a 280 se si salda entro 30 giorni.


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Al di là del rischio di un conto salato - che a quanto pare finora non ha incoraggiato gli addetti della partecipata romana ad essere più prudenti - a preoccupare è la violazione di una delle regole basilari per arginare la diffusione del contagio. Intorno a via Giolitti in un'ora di un pomeriggio feriale, quasi un autista su tre diretto al capolinea della stazione Termini, non indossa la mascherina: dal 714, che porta al palazzetto dello Sport, alla circolare Tiburtina MB-FS, alle linee che fanno la spola con piazzale Clodio. E in tante altre zone va così: dal 451 a Ponte Mammolo al 63 che sfreccia a Talenti. Che ci si sente replicare se ci si accosta alla cabina di guida? «Fa caldo...».

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L'AFFLUSSO
L'altra regola base anti coronavirus è il divieto di assembramento. Ma anche qui, con la riapertura della gran parte delle attività e la ripresa degli spostamenti senza autocertificazione, il numero di passeggeri sulle navette del Tpl continua a crescere. L'ultimo studio sulla mobilità appena pubblicato da Google dice che nel Lazio, dopo lo scaglione del 3 giugno, nelle fermate del trasporto pubblico ormai si affolla il 51 per cento dei passeggeri rispetto all'era pre-Covid (ad aprile si era crollati al 13%). È una media, ma significa che soprattutto nelle ore di punta di frequente non si riesce a far rispettare la capienza dimezzata a bordo delle vetture prescritta dal Ministero. Dati del colosso di Mountain View. «Il problema dell'affollamento riguarda molte linee centralissime, in particolare quelle che partono dalla stazione Termini - spiega David Nicodemi, presidente dell'associazione TrasportiAmo, che riunisce utenti del trasporto pubblico romano - Ma ancora di più alcune tratte periferiche, in particolar modo quelle che passano dalle stazioni di ferrovie e metropolitane: come per esempio quelle di Ostia, utilizzate dai passeggeri appena scesi dalla Roma-Lido». Sul podio delle linee più affollate si piazzano 64, 40 e 60. «Ci sono pochi controlli - sottolinea Nicodemi - Ma soprattutto l'offerta di servizio è insufficiente a garantire gli spazi necessari per il distanziamento a bordo».

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Il Messaggero