Nelle settimane in cui Roma, col resto d'Italia, scopriva il coronavirus, tra gli autisti dei bus e gli addetti della nettezza urbana iniziava a propagarsi un morbo di...
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Atac, autisti alla guida senza la mascherina e caos distanze a bordo
LA RACCOLTA
A raccontare la grande fuga dai depositi dei bus e dai camion della raccolta, sono i rapporti interni delle due società comunali. Dati ufficiali. Il periodo d'analisi è il primo trimestre 2020. Gennaio-marzo. Dalla comparsa del Sars-Cov-2 alla fase iniziale del lockdown. All'Ama, il tasso di assenze è schizzato al 20,3%. Senza contare naturalmente i riposi e le ferie prestabilite. A impressionare è soprattutto un dato, quello delle malattie. Mai così alto, neppure spulciando a ritroso tutti i rapporti trimestrali sulle assenze fino al 2014 (l'ultimo dossier disponibile). Solo per «motivi di salute», da gennaio a marzo, di media, si è assentato l'11,89% dei dipendenti. Tutti malati. In termini assoluti, è una crescita esponenziale: +48% rispetto alle assenze per malattia del trimestre precedente, l'ultimo del 2019 (il tasso di assenze per motivi di salute era sotto all'8%). E +38%, sempre in termini assoluti, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, quando il tasso di forfait per malattia era all'8,6%. Si sta parlando, è bene ribadirlo, di persone che avrebbero dovuto lavorare per assicurare la raccolta dell'immondizia nella Capitale e che hanno schivato i turni con un certificato medico. Non si tratta di personale ricorso a congedi parentali o ad altre licenze familiari consentite, anzi incentivate in certi settori, durante il lockdown.
Anche l'Atac, nella sua pur lunga e colorita storia di assenteismi e furberie, non aveva mai annotato tanti malati come nel primo trimestre 2020. Un dipendente su dieci, di media, nel periodo gennaio-marzo non si è presentato al lavoro lamentando qualche acciacco. Il 9,8% del totale. Con picchi del 17,2% tra gli ausiliari della mobilità. In termini assoluti, la crescita è del 60% rispetto al trimestre precedente, l'ultimo del 2019 (il tasso di assenze per malattia era al 6,1%) e del 33% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (il tasso di assenze per motivi di salute era del 7,35%).
I CERTIFICATI MEDICI
Mettendo nel computo anche altri congedi e licenze (sempre senza ferie e riposi), il tasso di assenze complessivo ha sfiorato il 17% (16,8%), contro il 12,1% del trimestre prima e il 13% del periodo gennaio-marzo 2019. È un altro dato che non trova paragoni nei rapporti dell'azienda.
Un record negativo trainato dalla valanga di certificati medici arrivati in batteria nel quartier generale di via Prenestina, perché a guardare gli altri valori indicati nel dossier (licenze parentali, legge 104, etc), gli scostamenti non sono mai così marcati rispetto al passato. Questione di salute. Un'anomalia che oltraggia anche chi si è ammalato sul serio, compreso chi - pochissimi casi, per fortuna - nelle due partecipate il Covid l'ha preso davvero.
Lorenzo De Cicco
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Il Messaggero