Processo sullo stadio della Roma: «Parnasi a capo di un'associazionea delinquere»

Processo sullo stadio della Roma: «Parnasi a capo di un'associazionea delinquere»
Il progetto di costruire lo stadio della Roma a tutti i costi, anche arrivando a versare tangenti o facendo pressioni sui politici di turno, è più che sufficiente a...

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Il progetto di costruire lo stadio della Roma a tutti i costi, anche arrivando a versare tangenti o facendo pressioni sui politici di turno, è più che sufficiente a costituire il «programma criminale» dell'associazione a delinquere che, secondo la procura di Roma, era guidata dall'imprenditore Luca Parnasi. La corte di Cassazione ha depositato ieri la sentenza con cui respinge l'appello degli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini che a nome dell'imprenditore (ora ai domiciliari) avevano chiesto al Palazzaccio di annullare l'ordinanza di custodia cautelare. Sia contestando l'esistenza dell'associazione a delinquere, sia chiedendone la scarcerazione. La discussione, lo scorso 11 luglio, era andata avanti fino a tarda sera con la decisione di tenere l'imprenditore dentro (a scarcerarlo è stato il gip dopo il secondo interrogatorio davanti ai pm). Ora, le motivazioni del collegio guidato da Giorgio Fidelbo depositate ieri, spiegano perchè i supremi giudici considerano solido l'impianto accusatorio impostato da piazzale Clodio.


IL PROGETTO STADIO
Secondo la Cassazione, in particolare, non è vero che il progetto Tor di Valle è «poco indeterminato» dal punto di vista criminale: «Se anche l'unico programma individuato fosse quello dei reati finalizzati alla vicenda stadio - scrivono - va considerato che il programma della associazione criminale deve essere indeterminato in ordine a quanti e quali reati commettere, ma non è escluso che vi sia un termine di durata dell'attività in cui si collocano; non vi è ragione per la quale un'associazione non possa essere progettata per operare a tempo determinato».
Del resto, «nel caso in esame non è affatto posto in discussione che quello dello stadio sia un progetto di ampio respiro che richiede lunghissimi tempi di realizzazione (dal 2012, si comprende, non è ancora iniziata la realizzazione concreta) e, quindi, vi è interesse alla commissione di singoli reati, non predeterminati né predeterminabili, nell'ambito di un programma destinato a svolgersi in un notevole arco di tempo».

DIPENDENTI E SOCI
A non convincere il Palazzaccio è anche l'argomentazione usata più volte dalle difese secondo la quale i dipendenti del gruppo Eurnova non potessero essere anche membri di una associazione criminale guidata dal capo: «In realtà, l'associazione per delinquere è un accordo per commettere una serie di reati per i quali non vi è affatto la caratteristica della comunanza di intenti. Il tema, facendo riferimento ad una più peculiare ipotesi di associazione per delinquere, è quello spesso posto in tema di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti: si riconosce il vincolo associativo penalmente rilevante anche nel rapporto tra acquirenti e venditori di sostanze illecite, quando accompagnato da uno stabile impegno reciproco», scrivono.

I VERBALI

Parnasi è ai domiciliari dallo scorso 20 luglio. Il gip ha detto sì alla scarcerazione dopo l'interrogatorio del 13 (seguito di un paio di giorni a questa sentenza della Cassazione) tutto centrato sul meglio precisare le prime dichiarazioni, considerate troppo generiche. Nel nuovo, decisivo, verbale, il racconto di Parnasi parte dal ruolo di Luca Lanzalone, considerato - fino al giorno dell'arresto - l'avvocato plenipotenziario del Comune sia sul caso stadio di Tor di Valle sia su tutte le questioni delicate legate all'amministrazione cittadina. L'imprenditore ha spiegato ai pm quali fossero gli accordi con l'avvocato plenipotenziario del Comune, che sarebbe riuscito a far cambiare la rotta della giunta Raggi sul progetto in cambio di una consulenza da 12mila euro, ma la promessa di almeno un secondo affare da 150mila euro. Tra i due, ha confermato Parnasi, si era costruito un rapporto particolarmente solido. E le consulenze affidate all'avvocato servivano ad alimentare il rapporto. Per questo, Lanzalone sarebbe riuscito ad ottenere incarichi, ovvero promesse perché l'indagine è arrivata prima, anche per lavori di fatto inesistenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero