«Non si dà cultura senza formazione retorica, imparare l’arte del dire significa già imparare a essere». Oliver Reboul ...
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@rhetofan
L’arte del dire, quella sofisticata e dimenticata capacità di persuadere con la potenza e la grazia delle parole. Senza urlare e insultare, senza l’arroganza di pretendere la ragione ma con l’abilità di convincere gli altri delle proprie ragioni, senza vaffa e senza sgambetti. Semplicemente parlando bene, come insegnava Cicerone. A scuola di retorica, ci dovrebbero andare un po’ tutti: chi fa discorsi per mestiere e riesce ad offendere anche il congiuntivo, o chi lascia cadere sui social o nei dibattiti frasi che sono bombe, inconsapevole del potere distruttivo di un verbo usato male. Una bella lezione di dialettica e civiltà arriva dal carcere. I detenuti di Regina Coeli sfidano domani gli studenti di Tor Vergata in una pacifica guerra di parole, una vera gara di retorica. Le due squadre proveranno a convincere la giuria della propria opinione. L’argomento della competizione è d’attualità: post-verità e bufale nel dibattito pubblico, ossia è giusto dire bugie o mezze verità per ottenere il consenso? Due round da 20 minuti, i duellanti sosterranno di volta in volta tesi opposte. Retori non ci si improvvisa. Detenuti e studenti sono stati preparati allo scontro dagli esperti dell’Associazione Per La retorica (che organizza il dibattito con il sostegno di rettori, Regina Coeli, Tor Vergata e Toyota). Alla fine la giuria di cui fa parte anche l’attrice Isabella Ragonese deciderà il vincitore del match di Regina Coeli. Buona parola ai concorrenti e a tutti noi, che l’arte di discutere non sappiamo più cosa è.
maria.lombardi@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero