«Un mercatino vintage per salvare via Veneto». È l'appello lanciato da Renzo Arbore ospite negli studi di Messaggero Tv, alla sindaca Virginia Raggi....
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Ad Arbore le idee non mancano mai. Cinquant'anni di una carriera straordinaria fatta di invenzioni, trovate geniali che hanno segnato la storia della radio e della tv. Insomma un innovatore prima di tutto. «Il mercatino vintage è un biglietto da visita per salvare via Veneto e i ricordi di una Dolce Vita che non c'è più. Fare una cosa nuova, rilanciarla come la via dello struscio: c'è a Milano, a Bergano (alta e bassa), a Palermo e a New York. Ma qui a Roma non c'è. In molte città del mondo i mercatini hanno lanciato intere strade, spesso abbandonate. Perché non potrebbe accadere anche qui?». E con il suo fare ironico, aggiunge: «È pure una strada a prova di anca. Si può passeggiare tranquillamente. Ho fatto le prove».
Da via Veneto a Piazza del Popolo. «Ricordo ancora quando sono arrivato a Roma per la prima volta con la mia Cinquecento targata Foggia a piazza del Popolo - racconta - sono passato inavvertitamente con il rosso, abitudine contratta a Napoli. Il vigile mi ha fermato e mi ha detto: ma non ha visto il semaforo? Ho risposto: Ma lei non ha visto la targa? E mi ha lasciato andare. Lo ringrazio ancora. All'epoca la piazza era vuota». «Mi sono fermato con la macchina piena di bagagli davanti a Rosati. C'era un mondo: Manfredi, Gassman, il mio amico regista Fernando Di Leo. Ho chiesto: ma c'è una festa? Mi hanno risposto: no qui è sempre così. C'erano anche due ragazze bellissime: le romanine, Luisa De Santis e Gabriella Ferri. Abbiamo fatto subito amicizia. Gabriella mi ha rimorchiato e mi ha detto: annamo a ballà. Ovviamente ci sono andato. E poi è nata una storia importante. Oggi a piazza del popolo ci vado perché non ti conosce nessuno, ci sono solo turisti. La Roma artistica si era trasferita da piazza del Popolo a piazza Navona, poi al Pantheon. Ora non si è trasferita da nessuna parte. Sono tutti chiusi in casa. Io esco, sono sempre in giro. È il contatto con la città».
elena.panarella@ilmessaggero.it
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