Appia Antica, riapre Santa Maria Nova: il casale del fantasma Tulliola che spaventò anche la Bardot

Cos'hanno in comune Piranesi, Totò e Brigitte Bardot? Tutti sono rimasti sedotti - ciascun in modo diverso ovviamente - dal complesso di Santa Maria Nova. Un pezzo del...

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Cos'hanno in comune Piranesi, Totò e Brigitte Bardot? Tutti sono rimasti sedotti - ciascun in modo diverso ovviamente - dal complesso di Santa Maria Nova. Un pezzo del parco archeologico dell' Appia Antica che risorge, da oggi aperto al pubblico alla fine di un lungo e complesso restauro. Siamo al confine con la Villa dei Quintili, al cospetto dei tumuli leggendari degli Orazi. Eccolo spuntare tra giardini di essenze e terme della guardia pretoriana imperiale, il maestoso casale che sedusse i viaggiatori del Grand Tour, diventò set di tanti film tra neorealismo e commedia all'italiana (dalla Dolce Vita a Che fine ha fatto Totò baby?) e ospitò la Bardot invitata dagli ultimi proprietari dell'edificio, gli americani Kimble produttori cinematografici.

 

Pensare che BB si defilò dopo una notte di strani e misteriosi rumori dovuti - leggenda vuole - al fantasma di Tulliola che qui aleggia dal 1480, da quando venne profanata la sua tomba a pochi passi dal casale (le cronache dell'epoca dicono che il corpo della defunta era intatto, ma dopo l'apertura della tomba si vaporizzò). Ce ne sono di storie, qui a Santa Maria Nova (via Appia Antica 251), con buona pace del vicino Commodo (patron dei Quintili) cui viene rubata la scena. Il casale, con la sua svettante torre di avvistamento, è davvero un viaggio nel tempo, ricucito con fatica e soddisfazione dalla direttrice del parco Rita Paris: «L'impresa è iniziata nel 2006 quando abbiamo acquisito il casale dopo una lunga trattativa», ricorda Paris. «Ma non ci accontentiamo di successi isolati, l'Appia ha bisogno di un nuovo piano generale di gestione e valorizzazione».
 


L'appello è tutto per il nuovo ministro Alberto Bonisoli. Intanto a Santa Maria Nova la storia ultramillenaria si legge lungo le sale rinsaldate dal restauro sapiente curato da Maria Grazia Filetici. Tra installazioni multimediali, ricostruzioni tridimensionali, le pareti raccontano l'insediamento romano del II secolo, la riconversione medievale e rinascimentale in azienda agricola gestita dai frati benedettini Olivetani che l'acquisirono dai nobili baroni Sanguigni (non a caso la torretta svela la decorazione a scacchiera rosso e bianca ispirata allo stemma di famiglia). Fino alla modernità residenziale ridisegnata nientemeno che dall'architetto Luigi Moretti. Ma è nel salone principale che tutta l'Appia Antica si confessa in Self Portrait, 84 fotografie preziose, tra archivio Alinari e maestri contemporanei. Ci sono le mille contraddizioni della Regina Viarum, da quel catasto alessandrino del 1660 che ne indica le anticaglie alle Olimpiadi del 60, dagli abusi alle star che qui avevano le ville. Si scopre una Sophia Loren splendida. «Questa mostra è idealmente dedicata a lei e la vogliamo invitare», sorride Paris.
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Il Messaggero