Se una pecora può sfalciare, mangiandosela, l'erba di Roma e sopperire all'assenza cronica di giardinieri e bandi per la cura del verde, anche un'ape potrebbe...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'IMPIEGO
Del resto, analizzano a palazzo senatorio, se sul tetto del Grand-Palais di Parigi ci sono 90 mila api che producono miele e monitorano i tassi d'inquinamento, perché non lo possiamo fare anche noi? E così la fattoria capitolina prova a crescere considerato che le api rendono più di un vantaggio rispetto alle pecore: danno una mano a capire quanto è sporca e inquinata un'area della città e producono sostanze utili. Il loro possibile reclutamento è planato sul tavolo della commissione Ambiente lo scorso 3 aprile quando il presidente Daniele Diaco ha riunito rappresentanti del dipartimento e cultori della materia per discutere il progetto di apicultura urbana. Tecnicamente il progetto ancora in fase embrionale punterebbe in prima battuta a usare le api come sentinelle e centraline anti-smog. Si procederà per gradi, partendo dalla creazione di un primo apiario con un minimo di 3 arnie (le casette per questi insetti) in una villa storica di Roma. In commissione è stata suggerita Villa Pamphilj ma non si esclude il possibile coinvolgimento del castelletto di Villa Sciarra. Dopodiché si potrebbe procedere all'istituzione di un alveare (che in media ospita circa 50 mila api) in ogni Municipio della Capitale. Tra le idee anche quella di creare un apiario tra i barconi ormeggiati sul Tevere.
Cosa andrebbero a fare le api? Dall'apiario posto in un'area verde questi insetti possono volare fino a un raggio di 3 chilometri e si potrebbe osservare nell'arco di 15 giorni il loro comportamento per capire se e a che livelli , in atmosfera o nel terreno, ci sono agenti inquinanti. In che modo? «Contando le api morte o analizzando si legge nel verbale della commissione eventuali tremori» ma anche studiando la cera prodotta e le sostanze che restano intrappolate nel pelo che ricopre l'insetto attraverso degli accordi con università o laboratori d'analisi.
TEMPI E COSTI
Passiamo ora ai tempi e ai costi dell'operazione. Il Comune potrebbe limitarsi a cedere ad associazioni specializzate degli spazi pubblici lasciando loro l'incombenza economica, comunque contenuta giacché un alveare di tre moduli costerebbe in media 21 mila euro, oppure potrebbe finanziare il progetto con fondi da isolare nel prossimo Bilancio. Resta però un aspetto su cui il Campidoglio dovrà ingegnarsi. Se le pecore suscitano in prima battuta ilarità, le api mettono paura e in più, per i soggetti allergici, potrebbero portare a choc-anafilattici se decidessero di pungere. Per questo il dipartimento Ambiente, in un'ottica di sicurezza, sta ragionando sulla possibilità di recintare gli apiari con strutture di vetro di circa due metri.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero