Anzio e Nettuno in mano alle cosche, i cittadini non ci stanno: «Paghino i responsabili, non siamo tutti una banda di criminali»

Viaggi nei Comuni dopo la raffica di arresti

Anzio e Nettuno si sono risvegliate come fossero città nuove, diverse dalle immagini da cartolina sul mare.  Un terremoto l'inchiesta dei carabinieri e della Dda...

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Anzio e Nettuno si sono risvegliate come fossero città nuove, diverse dalle immagini da cartolina sul mare.  Un terremoto l'inchiesta dei carabinieri e della Dda sui legami tra il mondo del narcotraffico e della 'ndrangheta e quello della politica locale. Anche se - almeno per il momento - non ci sono indagati tra gli esponenti delle due amministrazioni,  l'ipotesi del commissariamento è nell'aria.

 

Anzio e Nettuno in mano alle cosche: «Abbiamo sbancato». Ipotesi scioglimento

 

Anzio

Stamani il sindaco di Anzio, Candido De Angelis, al terzo mandato per il centrodestra, ha trascorso circa tre ore nella sede comunale di Villa Sarsina, ha parlato con tutta la giunta (assente l'assessore Walter Di Carlo) e i funzionari, ha detto di essere "sereno", di "continuare a lavorare e mandare avanti i progetti come definiti finora", di avere "piena fiducia nella magistratura". Chi ha avuto modo di parlare con lui rammenta il suo "orgoglio ferito" e il "dispiacere per l'immagine negativa" restituita la sua città che invece dovrebbe essere ricordata per la cittadinanza onoraria a Carlo Verdone o Roger Waters. De Angelis ha chiamato anche il prefetto Matteo Piantedosi dal suo ufficio ribadendo ribadendo la sua disponibilità a qualsiasi chiarimento. Quindi ha firmato un decreto di chiusura di una scuola per mancanza d'acqua.  Poi a casa.

 

Nettuno


Nel frattempo, nella vicina Nettuno il sindaco Alessandro Coppola ha lavorato come fosse una giornata qualunque dopo avere corso, giovedì mattina, in piazza Battisti per aprire le porte degli uffici ai militari di via In Selci che hanno acquisito ulteriori atti e delibere. Anche Coppola non rilascia dichiarazioni se non poche righe attraverso un comunicato: "La legalità è un principio su cui possiamo transigere, sono certo che le indagini faranno luce sulla vicenda. Piena fiducia alla magistratura". Qui nel 2005 c'era già stato un commissariamento per infiltrazioni della criminalità organizzata e altri due per la caduta delle giunte per le continue dimissioni dei consiglieri.

 

La reazione del Paese

E adesso, paradossalmente,  c'è chi teme una nuova paralisi. Marco Di Bona dell'associazione commercianti "Tridente" dice di essere rimasto sorpreso: "Non immaginavamo una cosa tanto grossa. Chiediamo che le indagini siano veloci, che chi è responsabile paghi. Ma siamo molto preoccupati dal fatto che, dopo due anni di crisi per il Covid,  una gestione commissariale non possa mettere in atto iniziative di rilancio e promozione turistica". Occhi e orecchie puntate sui TG e i giornali, sul litorale nei bar e per strada non si parla d'altro.  "Quando ho sentito la notizia è stato un brutto colpo - dice la signora Angela, residente nel quartiere Cretarossa a Nettuno -. Mi hanno anche telefonato dei parenti che abitano in Umbria per capire cosa fosse successo! Gli ho detto che non lo so, che certo qui se ne sentono tante tra furti, rapine, droga che gira, ma come in tante altre città. Però qui vive pure tanta gente onesta, che si alza tutte le mattine per andare a lavorare, che educa i figli suoi con valori importanti. Non si può ridurre Nettuno a una banda di criminali, arrivati da chissà dove”.  


Ma mentre i portodanzesi e i nettunensi conducono le loro vite, stando alle indagini dell'Antimafia, si consumano in sordina gli affari dei clan e dei calabresi impiantati sul litorale da ormai due generazioni. Business su cui ora la Procura ha squarciato il velo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero