Definitivamente assolti i poliziotti del commissariato di Anzio accusati di omicidio preterintenzionale e falso per la morte di Stefano Brunetti, deceduto a 43 anni...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi e la richiesta odierna del procuratore generale di annullamento della sentenza d'appello, alla quale si erano associati gli avvocati di parte civile. Finisce così la vicenda giudiziaria che ha riguardato Salvatore Lupoli e Alessio Sparacino, insieme ai colleghi Daniele Bruno e Massimo Cocuzza. Già in Corte d'Assise e in appello gli agenti erano stati assolti perché il fatto non sussiste.
I primi due erano ritenuti gli autori delle percosse che avevano causato il successivo decesso di Brunetti, gli altri gli autori di un verbale falso per "coprire" i colleghi. Ricostruzione che il collegio di difensori - gli avvocati Maurizio Curcio, Marco Fagiolo, Giovambattista Maggiorelli, Andrea Barbesin e Oreste Palmieri - ha sempre respinto.
L'accusa nasceva dalle dichiarazioni di Brunetti (nella foto sotto) al pronto soccorso dell'ospedale di Velletri, dove venne portato dal carcere, che disse al medico "sono state le guardie" e dalla perizia medico legale che faceva risalire a 18-20 ore prima del decesso le percosse subite. A quell'ora l'arrestato era nelle camere di sicurezza del commissariato. In realtà Brunetti era stato coinvolto in una colluttazione già prima, a seguito del tentativo di furto commesso a Nettuno.
Il Messaggero