Pier Giorgio Romiti: «Una Civica di manager il nostro progetto per il rilancio di Roma»

Pier Giorgio Romiti
«Vorremmo che il modo di pensare dell’imprenditoria – con le sue capacità di selezionare i migliori o di programmare gli obiettivi sul lungo termine...

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«Vorremmo che il modo di pensare dell’imprenditoria – con le sue capacità di selezionare i migliori o di programmare gli obiettivi sul lungo termine – entri nella pubblica amministrazione. Che, e non soltanto nell’ultima consiliatura al Campidoglio, non è stata brillantissima in questi campi».

Pier Giorgio Romiti, imprenditore che a Roma ha guidato in passato Adr, e l’associazione Dream (Difendere Roma Europea Amandola Molto) scendono in campo nelle amministrative di Roma. E sono pronti anche a presentare una lista civica. Romiti, vuole fare il sindaco? «Certamente no. Ma insieme a un gruppo di imprenditori e professionisti (tra i quali Camillo Ricci, Tiziana Rocca e Cesare San Mauro, ndr) siamo pronti anche a presentare una lista civica per inserire nell’amministrazione gente con esperienza».

Guardate a destra o a sinistra?

«A tutti quelli che non sono estremisti. Ma potremo anche presentarci da soli oppure fornire i nostri candidati, massimo quarantenni e professionisti, per il Campidoglio e 60enni che le regole pensionistiche hanno spinto a lasciare il lavoro prima. Ma la filosofia è un’altra».

Quale?

«La nostra ricetta per Roma propone progettualità, legalità ed efficienza. Ma al di là degli slogan, vorremmo che l’amministrazione pubblica si trasformi sempre più in regolatore e controllore per poi affidare i servizi ai privati. L’Atac, per esempio, potrebbe diventare un’agenzia per la mobilità e mettere a gara le linee. Lo stesso può avvenire sui rifiuti: invece di mandarli all’estero o sottoterra, possono essere trasformati in energia e totalmente in sicurezza».

A Roma servono nuovi poteri.

«Personalmente partirei dai Municipi, che devono avere deleghe più operative. Ma poi la svolta, secondo me, può arrivare riavvicinando la gente alla politica: le imprese devono apportare le loro esperienze, i cittadini, grazie alla digitalizzazione, potrebbero dare i loro pareri a tutti i provvedimenti in approvazione in aula Giulio Cesare».

La strategia per il dopo Covid?

«Intanto coinvolgere meglio le imprese per la ripresa. In periferia i piani di rigenerazione funzionano e invogliano investimenti, se si potenziano i territori e si trasferiscono qui funzioni fondamentali. In altre città il verde, e potrebbe valere anche per villa Borghese, si è risistemato con i fondi dei privati, concedendo loro la possibilità di fare pubblicità su quelle aree. Poi c’è il tema della formazione».

Prego?

«Ho letto con stupore che la Francia vuole chiudere l’Ena, che forma anche i vertici delle grandi partecipate. Alcuni, poi, vanno a lavorare nel privato. A Roma vorremmo una struttura simile. Allo stesso modo, il Comune può stringere un’intesa con le università e le banche per finanziare quelle tesi di laurea che possono tramutarsi, se sostenute, in un progetto di start up». 

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Il Messaggero