Ambulanti e pusher, stretta sulla sicurezza: 77 Daspo da inizio anno

Ambulanti e pusher, stretta sulla sicurezza: 77 Daspo da inizio anno
Settantasette daspo urbani firmati dal Questore Guido Marino dall’inizio di quest’anno, quasi 8 al mese, 2 a settimana. Ma lo strumento che avrebbe dovuto garantire...

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Settantasette daspo urbani firmati dal Questore Guido Marino dall’inizio di quest’anno, quasi 8 al mese, 2 a settimana. Ma lo strumento che avrebbe dovuto garantire decoro e sicurezza nelle zone calde della Capitale, quasi una panacea ai mali di Roma, assediata dalla presenza ossessiva di spacciatori, venditori ambulanti, sbandati e ubriachi molesti, che deturpano piazze e quartieri, soprattutto in Centro, funziona a scartamento ridotto. 


GLI OSTACOLI
Un’anatra zoppa. Che ha faticato a prendere il volo fin dall’inizio, da quando nel febbraio del 2017 il Decreto Minniti, per la prima volta, ha introdotto la possibilità per qualsiasi operatore di polizia di allontanare per 48 ore «chi lede il decoro urbano o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture (ferrovie, aeroporti, ecc...)» condizione che, se recidiva e accompagnata dalla pericolosità del soggetto, è presupposto fondamentale per avanzare la richiesta del daspo vero e proprio che impone il veto di tornare in quel luogo per un periodo che va dai 6 mesi ai 2 anni. Il dispositivo stabiliva altresì che i singoli sindaci con apposite ordinanze potessero estendere il provvedimento «a luoghi di pregio artistico, storico o interessati da flussi turistici». Ma l’ordinanza a Roma ancora non c’è, demandata al regolamento di polizia urbana che tarda ad arrivare in Giunta per essere deliberato. Non solo. 

ITER COMPLESSO
Il daspo è una procedura complessa e all’inizio non è stato nemmeno chiaro chi e come - se la Prefettura o il Comune - dovesse dare esecutività attraverso l’ingiunzione al pagamento alla sanzione amministrativa prevista (da 100 a 900 euro). Alla fine si è stabilito che il compito spettasse all’Ufficio Contravvenzioni capitolino già ingolfato da migliaia di procedimenti pendenti (basti pensare alle sole pratiche del codice della strada): se il destinatario non è reperibile, la notifica avviene in contumacia. I daspo hanno rischiato, così, di rimanere in coda finché non è stato delineato una sorta di percorso ad hoc. Concluso l’iter amministrativo, accumulati più ordini di allontanamento, se il Questore riconosce l’anti-socialità del soggetto ecco che scocca il daspo, previa verifica formale del gip. Prendiamo l’esempio del territorio controllato dai carabinieri della Compagnia Roma Centro, sotto la cui ala ricorrono la stazione Termini e la metro Colosseo. Aree bersagliate da molestatori seriali di tutti i tipi: venditori di aste per i selfie, bottigliette, ombrellini, parcheggiatori abusivi, rom e sbandati che chiedono soldi alle biglietterie o per un aiuto non richiesto a trasportare valigie e bagagli. 

I REATI
Qui dall’inizio dell’anno i militari hanno spinto l’acceleratore su controlli e sanzioni e hanno disposto ben 103 ordini di allontanamento da Termini e 87 da Colosseo. Sono una trentina le richieste di daspo urbani che attendono di essere vagliate, cinque quelli già emessi, di cui quattro notificati, due per 6 mesi e due per 2 anni. Gli stessi carabinieri da gennaio, inoltre, anche nella zona del Colosseo stanno procedendo parallelamente con la denuncia per molestie nei confronti degli abusivi eccessivamente invasivi verso visitatori e turisti. L’obiettivo è sommare più contestazioni di reato in modo da arrivare a condanne più pesanti per accumulo di pena, fino al carcere. Un lavoro metodico e costante che sta dando frutti. 

VINCITORE ALLE SLOT

Una curiosità: nella galassia dei daspati figura un italiano di 52 anni, conosciuto per imporsi con i turisti in uno pseudo aiuto per fare i ticket ferroviari alle biglietterie automatiche. Nel 2016 aveva avuto la possibilità di cambiare vita vincendo 100mila euro alle slot machine di Porta Maggiore, ma dopo un anno trascorso a sperperare i soldi nel gioco d’azzardo e nella bella vita, è tornato a vivere di espedienti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero