Come un castello di carte in un solo giorno il Campidoglio perde pezzi decisivi nel suo scacchiere. Le dimissioni del superassessore al bilancio - patrimonio - partecipate...
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La riunione di maggioranza in Campidoglio, un vero «gabinetto di guerra», stamani ha avuto come parola d'ordine «sostituire tutti e subito». Perché il rischio è quello di un'implosione dei servizi pubblici che nessuno, né la città né la politica, si può permettere. L'effetto-Minenna così arriva come una tempesta perfetta in un momento già durissimo per le partecipate. Solidoro fa sapere che «dopo le dimissioni dell'assessore al bilancio per l'incarico affidatomi non ci sono più le condizioni». E così dopo appena un mese scarso lascia. Anche per il vertice Atac sono «venute meno le condizioni» e così Marco Rettighieri, direttore generale chiamato dall'allora commissario Tronca a rimettere in sesto la disastrata azienda dei trasporti capitolina, va via assieme all'amministratore unico Armando Brandolese. «Una delle ragioni che mi ha spinto a lasciare nasce da un'intromissione che non mi ha fatto piacere; da una lettera ufficiale che l'assessore Meleo ha indirizzato a Brandolese e me in cui si intromette in affari di una società, anche se partecipata. È una palese violazione delle regole del buonsenso ed è la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ha spiegato Rettighieri in una conferenza stampa congiunta con Brandolese.
Uno spoil system targato M5S fatto di porte sbattute quello che sta attraversando le aziende capitoline, perché i manager se ne vanno non senza essersi tolti sassolini dalle scarpe. Un pò come fece Daniele Fortini, l'ex presidente Ama che lasciò dopo un durissimo scontro con l'assessore di riferimento Paola Muraro. Il management di Atac in effetti è reduce da una querelle pesante con la responsabile dei trasporti Linda Meleo sulle cifre relative ai convogli della metro A che dovrebbero circolare entro metà settembre, «non saranno il 95% come dice Raggi ma l'85% ovvero 28», e sui 18 milioni stanziati dalla giunta Raggi che «non sono ancora disponibili perché nessun bonifico è stato effettuato da Roma Capitale verso Atac». Non solo: nella missiva di fuoco Rettighieri ha anche stigmatizzato delle «interferenze esterne» sulla gestione del personale in Atac.
Tutte accuse respinte al mittente.
Il Messaggero