Roma, all'Ama "inidonei" al lavoro: ecco l'effetto visite mediche. In arrivo il piano di prepensionamenti

Dopo la stretta dell’azienda i dipendenti “costretti” in ufficio sono scesi da 255 a 123

Roma, all'Ama "inidonei" al lavoro: ecco l'effetto visite mediche. Il piano di prepensionamenti
Ripartite con una certa frequenza le visite mediche, in Ama si dimezza il numero degli inidonei totali. Cioè dei lavoratori che, per motivi di salute, non possono...

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Ripartite con una certa frequenza le visite mediche, in Ama si dimezza il numero degli inidonei totali. Cioè dei lavoratori che, per motivi di salute, non possono effettuare le operazioni più pesanti di carico e scarico dei rifiuti e di fatto sono impegnati - quando va bene - in lavoro d'ufficio. In estrema sintesi da gennaio a oggi, sono passati da 255 a 123 unità.


Guardando ai cosiddetti inidonei totali temporanei - dove l'inabilità è legata a un problema fisico destinato a risolversi - soltanto la minaccia dei controlli avrebbe spinto 54 dipendenti su 138 a rientrare pienamente in servizio. Dei rimanenti 84, dopo le visite mediche, 31 sono stati giudicati "inidonei parziali", quindi capaci di svolgere più mansioni rispetto al passato. Sul fronte degli inidonei totali permanenti - 124 - 20 sono stati ricollocati (per esempio nelle portinerie), un'altra ventina di addetti ha chiuso il rapporto di lavoro.

 

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LO SCIVOLO
Nei mesi scorsi la municipalizzata aveva comunicato una stretta ai sindacati, visto che nel suo organico ci sono anche un migliaio di inidonei parziali. Via Calderon de La Barca aveva anche paventato licenziamenti per quei lavoratori che non possono essere ricollocati, come prevede la legge. Ma le cose - anche perché alcuni inidonei sono tornati spontaneamente alle loro mansioni originarie - sono andate diversamente. Proprio la volontà di avere maestranze più giovani e più in forma per affrontare le operazioni più pesanti, sta spingendo l'azienda a lanciare un maxi piano di prepensionamenti, che potrebbe riguardare circa 600 addetti tra i 62 e i 67 anni. Una scelta questa che potrebbe non essere a costo zero per le casse pubbliche.

 


I dipendenti di Ama hanno un'età media tra i 55 e i 56 anni. Come detto, gli inidonei tra parziali e totali sono oltre 1.500. Per il costo del lavoro si spende (stando all'ultimo bilancio) quasi 230 milioni di euro, circa la metà dei soldi che il Comune versa per il contratto di servizio. Se non bastasse - e vista l'estensione della Capitale - la municipalizzata stima che servirebbe un migliaio di addetti in più per la raccolta e lo spazzamento della città, oltre ai mille che devono entrare in servizio entro il Giubileo. Per tutte queste ragioni, via Calderon de La Barca ha scritto al ministero del Lavoro per essere convocata e avviare la trattativa per i cosiddetti contratti di espansione. In pratica, l'azienda chiede al governo di poter far uscire (anche con 5 anni in meno all'età pensionistica) su base volontaria i lavoratori tra i 62 e i 67 anni. In cambio promette di assumere altri addetti per sostituirli. In quest'ottica, i sindacati hanno chiesto un turn over uno a uno: un nuovo ingresso per ogni uscita. Le regole del contratto di servizio prevedono che il lavoratore accetti una pensione decurtata, calcolata per gli anni effettivamente svolti: per gli anni in cui vige questo strumento (non possono essere più di cinque) lo Stato attraverso l'Inps garantisce per ognuno l'entità dell'indennità Naspi (il 75 per cento entro un tetto di 1.352,19 euro), Ama - oltre al reclutamento di nuovo personale - si impegna a mettere di tasca sua la differenza rispetto a quanto prevederebbe l'assegno pensionistico.

 

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In Via Calderon de La Barca stanno facendo gli ultimi calcoli, ma sono convinti che l'operazione sia a costo zero: i lavoratori che escono costano quasi il doppio di quelli che entrano. Poi i nuovi addetti avranno meno di 29 anni e, essendo in condizioni fisiche migliori, difficilmente amplieranno l'esercito degli inidonei. Va da sé che questo scivolo conviene meno alle casse dell'Inps, che per cinque anni dovrà mettere in campo risorse per lavoratori, che in teoria dovrebbero abbandonare il lavoro a 67 anni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero