Il rischio di una liquidazione per Ama è più vicino di quanto si possa immaginare. Già nel 2020, come prevede la legge Madia, se a quella data l'azienda...
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Quest'eventualità è contenuta tra l'altro in un articolo del contratto 2006-2011 sui servizi cimeteriali in caso di contestazioni. Un'ipotesi avallata anche dal collegio dei sindaci nella sua relazione al consuntivo 2017. Lemmetti è invece per la cancellazione tout court del credito. Lo dimostra il fatto che ha respinto anche l'ultima mediazione lanciata dall'ex ad Paolo Longoni, pronto ad aggiungere una postilla alla voce dei 18,3 milioni, imponendo una nuova valutazione in futuro. Questa diversità di vedute mette in imbarazzo il neoamministratore unico, Stefano Zaghis, secondo il quale il problema di Ama «non è il bilancio, ma ripulire la città». A peggiore le cose poi l'inchiesta in corso della procura di Roma: i manager di Ama e i revisori di Ernst & Young che hanno scritto e avallato il bilancio, potrebbero rivalersi contro l'azionista, il Comune.
L'INCOGNITA MADIA
Intanto sul fronte della liquidazione, arriva l'allarme del presidente del collegio dei sindaci, Mauro Lonardo, che ieri è stato audito dalla commissione Trasparenza di Roma Capitale. Dove invece non si sono presentati Lemmetti e Giampaoletti, nonostante le proteste dell'opposizione. E Marco Cacciatore, consigliere regionale M5S, ha attaccato la Raggi: «Il Campidoglio ha sbagliato a non partecipare all'assemblea dei soci di Ama per un anno». Il ragionamento di Lonardo è semplice: «Il bilancio 2017, al di là dei 18,3 milioni sarà in perdita (136 milioni, ndr). Anche il bilancio 2018 sarà in perdita: Ama ha perso il Tmb Salario che aveva un valore contabile di 17-18 milioni. Saremmo così al secondo consuntivo in rosso. A questo punto il bilancio 2019 diventa centrale».
Su questo fronte la Legge Madia è chiara: se una municipalizzata chiude un triennio in perdita, il Comune non può ricapitalizzare i disavanzi e la sua controllata deve camminare sulle sue gambe con ciò che ha in cassa. Se non bastasse, ogni azienda in queste condizioni deve avere il patrimonio in attivo per evitare di portare i libri in tribunale. Sempre nel bilancio 2017 non approvato, Ama dichiara attivi per 133 milioni di euro. Ma in questa cifra è compresa una serie di crediti oggetto di contenzioso con il Comune e la gestione commissariale del debito di Roma, che potrebbero ribaltare le poste se non avallati. Parliamo di 104 milioni di euro per un pregresso Tari sul contratto di servizio del 2014 e 30 per un gioco di compensazioni tra crediti e debiti.
Per sbloccare queste poste basterebbe una delibera del Comune, che però non arriva perché, come ha ricordato Lonardo, è in corso un'istruttoria. Se non bastasse, a differenza dei famigerati 18,3 milioni - congelati perché inseriti in un fondo rischi - queste voci sono parte del patrimonio e l'annullamento costringerebbe l'azionista - che non può ripianare le perdite - a portare i libri in tribunale e a chiedere la nomina di un liquidatore. In questo scenario decadrebbe il contratto di servizio tra Ama il Comune e non resterebbe che venderla o chiuderla. Intanto si ritorna a parlare di una discarica ad Aprilia, dove c'è il Tbm di Rida, mentre in Ama Zaghis lavora sulla prima linea: è all'orizzonte una ridistribuzione delle deleghe tra i manager.
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Il Messaggero