Altaroma, Charlie Chaplin e il trasformismo couture nei “Tempi moderni” della Maison Luigi Borbone

Maison Luigi Borbone FW 22/23_credits Courtesy of Altaroma Press Office
Il trasformismo di chi ama la sapienza sartoriale, effetti cinematografici declinati sugli abiti. Cambiano le tendenze, ma lo stile resta e torna ad essere protagonista in...

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Il trasformismo di chi ama la sapienza sartoriale, effetti cinematografici declinati sugli abiti. Cambiano le tendenze, ma lo stile resta e torna ad essere protagonista in passerella all’Ex Caserma Guido Reni per i “Tempi moderni” disegnati dal couturier Luigi Borbone. Non importa che si tratti di mise aristocratiche o indumenti umili, un’attrice sa interpretare ciò che indossa come se si trovasse davanti alla cinepresa diretta dalla maestria di un regista che la guida vestendo nuovi personaggi nell’arte della recitazione. Ispirazioni eclettiche nella collezione alta moda fall-winter 2022/23 della maison, un lusso informale ma non per questo banale, l’intreccio di tessuti preziosi che valorizzano la silhouette femminile in un gioco di georgette, cady di seta, che esalta la fluidità delle linee, crêpe de chine e reti con ricami handmade in cristalli Swarovski. Sulle note musicali del dj Mons Essay, poliedrico compositore di fama internazionale attento alla continua ricerca dell’inatteso tra passato e presente, prende il via il défilé durante l’edizione estiva della Roma Fashion Week organizzata da Altaroma.

 

«Soldati! Non consegnatevi a questi bruti che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, pensare e sentire! Non vi consegnate a questa gente senza anima, uomini-macchina, con una al posto del cervello e l’altra al posto del cuore! Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! (…) Non odiate! Sono quelli che non hanno l’amore per gli altri che lo fanno»: la citazione estratta dalla pellicola americana “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin, datata 1940, echeggia idealmente nella sala della sfilata. Un inno alla libertà. Sulla catwalk si alternano pantaloni cargo abbinati a capispalla e giacche dal taglio maschile. Le raffinate plissettature, forme geometriche e nuance polverose, fino ai toni più caldi come il rosso acceso, avvolgono il corpo delle mannequin. Le paillettes brillanti dei minidress si posano con delicatezza sulle stoffe che diventano tutù ed evocano le danzatrici acrobatiche o le cavallerizze circensi. Su alcuni outfit spiccano le contaminazioni artistiche dello scultore concettuale Lou Duca, in una contestazione che è quasi un manifesto volto a dividere l’universo dei ricordi da quello dell’esperienza rivisitando la matrice classica.

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Il Messaggero