Marchini: «Prima dei rom diamo la casa ai romani. La città nel caos, commissario e poi il voto»

Marchini: «Prima dei rom diamo la casa ai romani. La città nel caos, commissario e poi il voto»
«Prima di parlare di case popolari ai rom, Marino cominci a dare una casa alle migliaia di romani che da anni la stanno aspettando e si vedono regolarmente superati da...

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«Prima di parlare di case popolari ai rom, Marino cominci a dare una casa alle migliaia di romani che da anni la stanno aspettando e si vedono regolarmente superati da occupazioni abusive e immigrati». Alfio Marchini, l'ingegnere romano che alle ultime elezioni comunali ha ottenuto in soli tre mesi il 10% dei consensi e che ora, nei sondaggi, vola oltre il 20%, sarà pure il leader della “lista del Cuore”, ma con l'amministrazione Marino non è tenero per niente.




Ingegnere, Marino dice: porte chiuse a chi non rispetta la legge. Condivide?

«I due anni di Marino sono stati ricchi di slogan e nulli sul piano concreto. E i romani si sentono sempre meno sicuri e il degrado è a livelli mai visti. La mia priorità è ridare dignità, sicurezza e lavoro ai cittadini, anche perché dopo 7 anni di crisi hanno perso benessere e speranza».



Come va affrontata la gestione dei campi rom?

«Non si può imporre l'integrazione alla stragrande maggioranza dei nomadi che per definizione non la vogliono. Quello che si deve imporre è il rispetto della comunità cittadina nella quale hanno deciso di vivere».



In concreto?

«Se trovo un minore a delinquere è bene che si sappia che i suoi genitori perderanno ogni diritto di cittadinanza e non saranno i benvenuti nella nostra città. Idem per i fumi tossici: si chiudano quei campi che li provocano o li tollerano. I nomadi hanno tra loro precise regole di convivenza. Ebbene imparino ad auto-disciplinarsi anche su questo, oltre che nella gestione delle loro attività, quasi sempre illegali».



Parliamo di un'altra emergenza: l'accoglienza per il Giubileo...

«Avevano detto: la città è pronta. Anche qui la giunta ha dimostrato inadeguatezza aggravata da incoscienza e demagogia».



C'è anche una questione di fondi, il governo non concederà risorse extra...

«Come si possono chiedere soldi a Renzi fintanto che quelli che ci sono vengono spesi male, come per il caso della pulizia dei tombini e l'inondazione di mercoledì. Negli ultimi 2 anni il patto di stabilità è stato sforato e i romani non ne hanno percepito i benefici. L'amministrazione è una macchina in panne».



Perché?

«I dirigenti hanno impegnato il Comune per 400 milioni di interventi senza copertura. Ciò è doppiamente grave. Primo perché si dimostra che non si è in grado di governare la spesa e secondo perché parliamo di interventi fantasma: non ci sono in città cantieri aperti per tali importi, al netto della metro. È tutto fuori controllo».



La soluzione allora qual'è?

«Serve un commissario, non solo per il Giubileo. Va commissariato l'intero Comune, gestire la straordinarietà dei prossimi eventi e poi andare al voto. I romani non meritano questa agonia fino a fine consiliatura, nel 2018».



A proposito di agonia: il capogruppo della sua lista, Onorato, accusa il consigliere di Sel Peciola di avergli rotto la mano con una sedia...

«Peciola, che è persona seria e perbene, ha sbagliato senza se e senza ma. Se un esponente della destra avesse fatto lo stesso si sarebbe sollevato un linciaggio morale e mediatico. No alla doppia morale. Prendo atto delle scuse di Peciola ma parliamo dei veri problemi dei romani».



Si candiderà contro Marino insieme al centrodestra?

«Siamo una casa libera e aperta a tutti coloro che amano Roma almeno quanto la propria legittima ambizione personale. Siamo ormai una comunità che cresce ogni giorno di donne e uomini che hanno deciso di investire un pezzo della propria esistenza per far rinascere Roma proponendo soluzioni a partire dalle cose più piccole come le buche, i rifiuti, la via crucis per un documento fino ai trasporti».



Come vede le elezioni regionali del prossimo week-end?

«Le elezioni amministrative in Spagna e queste regionali dimostrano che avevamo ragione noi quando, due anni fa, dicemmo che dietro le vecchie sigle politiche c'era solo il desiderio di mantenere il potere senza una visione condivisa della società e di valori etici. Questo è il punto politico che è emerso, al di là del risultato calcistico sulla ripartizione delle regioni. Una era politica è finita.



Si è parlato di lei come l'anti-Renzi...


«Amo Roma e la mia testa e i miei obbiettivi sono lì dove guarda il mio cuore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero