Non un pestaggio, ma un unico pugno violento, alla bocca, che ha fatto battere la nuca di Alessandro De Simoni sul marciapiede, o forse su un sasso, uccidendolo. Le prime...
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LA DINAMICA
La frattura alla nuca e i segni di un unico colpo alla mandibola potrebbero quindi spingere l'autorità giudiziaria a riqualificare il reato in omicidio preterintenzionale. Così come era successo per il caso di Maricica Hahaianu la trentenne romena uccisa nel 2010 alla stazione Anagnina con un solo pugno sul viso sferrato da Alessio Burtone, poi condannato in primo grado a otto anni per omicidio preterintenzionale.
«Siamo moderatamente ottimisti», ha dichiarato il difensore di Meddi, l'avvocato Anna Maria Anselmi, «Il mio assistito ha detto la verità in sede di interrogatorio: non voleva uccidere. Purtroppo dalla lite è scaturita una tragedia». Nei prossimi giorni il legale presenterà ricorso ai giudici del Riesame per chiedere la revoca della misura cautelare in carcere per omicidio volontario. Per i familiari di Alessandro De Simoni quel colpo invece è stato sferrato proprio per far male, per uccidere, e dopo aver dato un appuntamento alla vittima. «Quando sono andato via Alessandro parlava», ha raccontato durante l'interrogatorio Simone Meddi «Mi ha detto: rivediamoci qua tra un'ora. Mi sembra impossibile di aver fatto tanto male».
S.G.
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Il Messaggero