Si rompe il femore, in ospedale non se ne accorgono e gli danno tachipirina, morto Aldo Scione: medici a processo

L'uomo aveva 64 anni: i dottori sono accusati di omicidio colposo

Si rompe il femore, in ospedale non se ne accorgono e gli danno tachipirina, morto Aldo Scione: medici a processo
Una serie di errori medici avrebbero compromesso la salute di Aldo Scione, 64 anni di Ardea, fino a provocarne il decesso. Era il 2017. Da allora la moglie e i figli non si sono...

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Una serie di errori medici avrebbero compromesso la salute di Aldo Scione, 64 anni di Ardea, fino a provocarne il decesso. Era il 2017. Da allora la moglie e i figli non si sono dati pace, chiedendo giustizia. A distanza di cinque anni, all'udienza preliminare presso il tribunale a Velletri, accogliendo la richiesta della procura, il giudice Emiliano Picca ha rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio colposo in concorso due medici che hanno avuto in cura la vittima: si tratta di I.P., 41 anni, radiologa della casa di cura Sant'Anna di Pomezia, e F.S., 65 anni, ortopedico all'ospedale di Anzio, perché con le loro condotte, «caratterizzate da negligenza e imperizia, causavano la morte del paziente».


LE DATE
Il processo inizierà il 15 novembre. Aldo Scione, pensionato, sposato e padre di due figli, il 3 dicembre 2016 era caduto e si era rotto il femore, ma all'ospedale di Pomezia non se ne sarebbero accorti, dimettendo l'uomo prescrivendogli semplicemente una tachipirina, «ritardando così in maniera rilevante - si legge nelle carte dell'inchiesta - un trattamento chirurgico che in realtà avrebbe dovuto essere praticato nel minor tempo possibile per ridurre il rischio d'insorgenza delle complicanze connesse all'allettamento prolungato». I dolori però non passavano, per questo il 21 dicembre il 64enne viene accompagnato al pronto soccorso di Anzio, dove finalmente i dottori notano la frattura e decidono di operare il paziente. Qui sarebbe avvenuto il secondo errore. Sarebbe stata mal posizionata una vite, come accertato 23 minuti dopo dalla radiografia.

 

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L'operazione è stata quindi ripetuta il giorno successivo, «che però sottoponeva il paziente a ulteriore stress operatorio aumentando il rischio di infezione, come poi verificatosi, con prolungamento dell'immobilizzazione», è scritto ancora. Il 30 dicembre il signor Aldo viene trasferito nella casa di cura Villa dei Pini, ad Anzio, per la riabilitazione, ma va incontro a un progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute generale. Insorgono una bronchite, un'infezione alla gamba, poi il coma diabetico e la polmonite bilaterale. Il 21 gennaio 2017 Scione muore all'ospedale di Anzio, dove era giunto quattro giorni prima. «Un mese e mezzo letale», ha definito Nicola Scione, figlio di Aldo, il calvario subito dal padre.
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Il Messaggero