Roma, la strage di alberi, dopo il pino killer stop ai "controlli a vista"

Quel pino di venti metri crollato lunedì mattina sopra un taxi a Prati era stato controllato dagli esperti ingaggiati dal Campidoglio appena tre settimane fa....

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Quel pino di venti metri crollato lunedì mattina sopra un taxi a Prati era stato controllato dagli esperti ingaggiati dal Campidoglio appena tre settimane fa. «È tutto a posto», avevano sentenziato i tecnici dopo il sopralluogo, passando al fusto successivo. Invece, no. Qualcosa, evidentemente, non andava, se quell'albero si è schiantato sulla carreggiata dopo neanche un mese, ferendo un tassista e schivando per un soffio le due passeggere a bordo dell'auto. Ecco perché ora i dirigenti del Dipartimento Ambiente stanno passando al setaccio tutte le carte del maxi-appalto sul verde - bandito nel 2015 ma assegnato solo due anni dopo, nel luglio scorso - per accertare tutte le possibili falle nei controlli.


I LOTTI
La commessa pubblica, spacchettata in 10 lotti, grava sul bilancio di Palazzo Senatorio per 3 milioni e mezzo di euro. In teoria avrebbe dovuto garantire una prima scrematura sugli 82mila grandi alberi presenti sul territorio del Comune di Roma. Un «monitoraggio» a tutto campo, così c'era scritto nel bando di gara, per poi mettere in sicurezza le piante pericolose, eventualmente procedendo all'abbattimento.
I controlli sono partiti tre mesi fa e in questo arco di tempo le ditte sostengono di avere controllato 15.400 alberi. In 357 casi, di fatti, gli esperti esterni hanno optato per la rimozione dei fusti. Il problema è che l'albero crollato due giorni fa in piazza delle Cinque Giornate era stato dichiarato perfettamente «sano» dalla ditta che ha effettuato l'ispezione a inizio ottobre.
Ecco perché ora in Comune vogliono vederci chiaro su chi ha realizzato i monitoraggi, per capire quale è stato il modus operandi dei controllori e se per tutte le piante sono state realizzate verifiche davvero accurate.

CHECK «VISUALE»
Il pino precipitato a Prati era stato sottoposto a quella che in gergo tecnico si chiama VTA (visual tree assessment), vale a dire una valutazione «visuale» del tronco e dei rami. Lo schianto, secondo i primi riscontri dei funzionari del Dipartimento Ambiente, sarebbe stato causato da una serie di fattori, come l'età (l'albero ha quasi 100 anni) e dal fatto che le radici erano state in parte tagliate di netto anni fa, per costruire un percorso per «ipovedenti» al fianco della carreggiata. Infatti le immagini finite nel fascicolo dell'indagine interna, mostrano che al momento del crollo si è verificato un «ribaltamento zollare» netto, che si è esteso per pochi centimetri dalla linea del tronco. Se le radici non fossero state tagliate, in caso di crollo avrebbero sgretolato l'asfalto per diversi metri.

IL PERICOLO
A questo punto in Campidoglio c'è una certa preoccupazione. Il caso di piazza delle Cinque Giornate dimostra che gli alberi, anche quando alla valutazione «visuale» non presentano problemi di stabilità, si possono ugualmente schiantare per colpa dell'età avanzata, delle malattie o per i danni causati dagli interventi sulle radici.

Intanto la manutenzione del verde finisce al centro di un esposto in Procura. A presentarlo alcuni esponenti di Forza Italia, che chiedono di fare luce «sulle eventuali responsabilità di Roma Capitale». Per il momento l'amministrazione comunale corre ai ripari e ieri ha avviato lo sfalcio dei rami proprio a Prati, il quartiere del crollo. Ma nelle stesse ore altri due tronchi si sono spezzati in via Mattia Battistini.
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Il Messaggero