Nell'ottobre 2016 avevano favorito l'evasione dal carcere di Rebibbia di tre detenuti albanesi, che si calarono con le lenzuola dalle mura del penitenziario. Ma ora, per...
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Quando infatti Basho Tesi, Ilir Pere e Mikel Hasanbelli fuggono dal carcere dopo aver segato con una lima le sbarre, ad attenderli fuori da Rebibbia ci sono Ani Metushi e Klaudio Metushi, nipoti di Hasanbelli, e Saliaj Mario. I tre detenuti «una volta scavalcato il muro di cinta venivano fatti salire nelle auto degli indagati». Destinazione l'appartamento in cui vive Osmani Alus, una casa alla Selvotta, in via Vittorio Alpe, dove, dopo un cambio d'abiti, venivano fatti ripartire verso Milano. Hasanbelli, in carcere per sfruttamento della prostituzione, verrà scoperto nel febbraio 2017 a Luisago, in provincia di Como, a casa dei parenti. Mentre gli altri due evasi, tra cui Basho, che a Rebibbia stava scontando l'ergastolo per omicidio, continuano a essere latitanti, al pari di Klaudio Metushi e Mario Saliaj, due dei fiancheggiatori, i quali, a differenza degli altri complici, non sono stati ancora arrestati: il sospetto degli inquirenti è che non si trovino più in Italia.
Per l'evasione dei tre albanesi, lo scorso ottobre la Procura aveva già chiesto il rinvio a giudizio per l'ex direttore del carcere di Rebibbia e per altre tredici persone, a cui viene contestato il reato di colpa del custode, un'inosservanza nelle regole di vigilanza all'interno della casa circondariale. Tra loro, oltre all'ex direttore Mauro Mariani, c'è anche l'allora capo ufficio detenuti del Provveditorato regionale Claudio Marchiandi e il capo reparto delle guardie carcerarie Massimo Cardilli, insieme ad alcuni agenti della penitenziaria.
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Il Messaggero