Agricoltori in piazza: «No alla fontina made in Canada»

Agricoltori in piazza: «No alla fontina made in Canada»
«No alla Fontina Made in Canada»; «Non svendiamo i nostri marchi storici»; «#stopCETA per salvare il Made in Italy»: sono i cartelli che...

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«No alla Fontina Made in Canada»; «Non svendiamo i nostri marchi storici»; «#stopCETA per salvare il Made in Italy»: sono i cartelli che espongono migliaia di agricoltori in piazza oggi a Roma sotto alla Camera dei Deputati, per chiedere ai parlamentari di fermare il Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada. È la Coldiretti a lanciare l'allarme, da sempre paladina del made in Italy alimentare, perché l'Unione europea si accinge a ratificare e quindi legittimare, in un trattato internazionale, la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall'Asiago alla Fontina, dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. La manifestazione di oggi a Roma è stata organizzata dalla Coldiretti insieme a un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni: dalla Cgil, all'Arci, da Adusbef a Legambiente e Greenpeace. L'idea è quella di chiedere di procedere senza fretta ad una discussione approfondita in Parlamento prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe a un'indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy.

Il problema è che in Canada viene utilizzato un numero rilevante di sostanze attive vietate nel Ue. Gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni '70 vietate nell'Unione da circa 20 anni, tra cui l'Acefato, il Carbaryl, il Carbendazim, il Fenbutatin oxide, il Paraquat l'Acido solforico per i quali, oltre all'elevata tossicità riscontrata, sono comprovati, o comunque non sono esclusi, effetti neurotossici, cancerogeni, sulla mutagenesi, sulla riproduzione e, più in generale, sugli ecosistemi. E poi in Canada vi è un diffuso impiego di Ogm nei campi e di ormoni negli allevamenti che sono anch'essi vietati in Italia. «Nei trattati - precisa Moncalvo - va riservata all'agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione fermando una escalation che mette a rischio la tutela della salute, la protezione dell'ambiente e la libertà di scelta dei consumatori».
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Il Messaggero