«Io ero uno dell'Arancia Meccanica. Facevo rapine. Ma ora sono depresso e pippo la cocaina». Un ex boss in declino sull'orlo di una crisi di nervi. Come Robert...
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Il giorno prima i poliziotti del reparto volanti lo avevano sorpreso a bordo della sua macchina a Tor Bella Monaca, con qualche dose di cocaina, circa 4 grammi appena acquistati. E Panetta, una volta in aula, dopo aver cercato di giustificare il possesso della sostanza stupefacente - «soffro di depressione, il sabato faccio la scorta per tutta la settimana» - ha iniziato a rifilare aneddoti su aneddoti sulla sua vita criminale, quella degli anni della terribile banda dell'Arancia Meccanica, ribattezzata così in onore dell'omonimo film di Stanley Kubrick. Una gang che seminò il terrore nelle case dei quartieri borghesi della città, mietendo vittime di un certo peso: avvocati, professionisti, medici, ma anche politici e calciatori. Nomi noti dello spettacolo come il cantante Peppino di Capri, l'attore Fabio Testi o il produttore Franco Cristaldi e sua moglie, l'attrice Zeudi Araya. Secondo gli inquirenti furono oltre 700 le rapine messe a segno dall'Arancia Meccanica spesso con modalità violente. Ma di queste solo una minima parte furono dimostrate in sede giudiziaria.
«Ho scontato 28 anni di carcere - ha raccontato Panetta - Sono stato accusato per settanta rapine. Poi mi sono pentito, ho fatto i nomi di tutti gli altri membri della banda. Ma a quel tempo era diverso. Non esistevano leggi o programmi di protezione che tutelavano i pentiti e li facevano uscire dalla galera per questo ho scontato ogni singolo giorno di pena». Sulla sua vita, durante gli anni della detenzione, Panetta aveva provato anche a scriverci un romanzo. «Avevo preparato un soggetto, ma me l'hanno rubato. Poi ho visto che è uscito questo libro Le notti dell'Arancia Meccanica di Dido Sacchettoni, da cui il regista Claudio Caligari ha costruito il film L'odore della notte. In pratica era raccontata la storia della mia vita».
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Il Messaggero