Confermata dalla Prima sezione penale della Corte d'Appello di Roma la condanna a due anni e sei mesi di reclusione emessa dal gup nei confronti di Marco Magistri, il tassista...
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IL COMPORTAMENTO
Ieri Giuseppe Cavallaro, figlio e legale dell'anziano, si è detto «pienamente soddisfatto» della decisione dei giudici e ha ringraziato «le autorità e le persone che ci sono state vicine tutto questo tempo». Non i tassisti romani che, invece, si sarebbero dimenticati del dramma piombato addosso alla sua famiglia e al padre che ne sta ancora pagando fisicamente le conseguenze. «Siamo delusi dal comportamento processuale ed extraprocessuale tenuto dal Magistri e dai suoi colleghi - dice l'avvocato -. Se è vero che grazie a noi a quest'uomo è stata ritirata la licenza per potere continuare a svolgere un servizio pubblico, abbiamo saputo, però, che continua a condurre il taxi come abusivo e nessuno fa nulla. Per questo chiediamo anche controlli dal punto di vista personale e patrimoniale su questo soggetto».
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I PRECEDENTI
Antonio Cavallaro fu vittima di una selvaggia aggressione a fronte di «motivi abietti e banali», come stabilì il gup. Quel giorno, l'altro suo figlio, disabile, che era in macchina con lui ebbe una crisi respiratoria. L'anziano, quindi, decise di dirigersi alla farmacia Nazionale di piazza Barberini per comprare un medicinale da somministrargli.
Chiese ai tassisti in fila di potere lasciare un attimo l'auto in sosta: «È un'emergenza». Tutti acconsentirono, tranne Magistri che si innervosì e quando Cavallaro uscì dall'auto con la ricetta in mano, lo affrontò a brutto muso: «Togli subito la macchina da lì e vattene insieme a quel mongoloide». Lo colpì e lo lasciò a terra, poi scappò. Rintracciato grazie alle telecamere, si scoprì che il tassista violento, in passato, era già stato segnalato per avere aggredito e minacciato un collega. Ieri la conferma alla condanna in Appello, tra 90 giorni le motivazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero