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Il dossier è arrivato sul tavolo di Palazzo Chigi. E l'idea stuzzica anche dentro il governo. Si tratta della possibilità di trasferire a Roma un colosso europeo: l'Agenzia brussellese per la cultura e l'istruzione che lavora a stretto contatto con la Commissione Ue, ha per le sue varie articolazioni 26 miliardi di budget gestendo gli investimenti per Erasmus+, Europa Creativa, Cerv e Corpo europeo di solidarietà e ha in campo circa 7.000 progetti, e di questi 2.500 sono attesi per il prossimo anno. Con l'Italia che finora è stata al quarto posto nella capacità di farsi finanziare programmi culturali e di industria culturale ma con tre romani a Bruxelles - il presidente Sassoli dell'Europarlamento; l'eurodeputato dem Smeriglio, che è il rapporteur generale per l'Europa del programma Europa Creativa; e il direttore dell'Agenzia, Roberto Carlini - il nostro Paese e la sua Capitale stanno scalando le classifiche delle nazioni che ottengono finanziamenti per i propri progetti. E nei prossimi anni ci si può piazzare al secondo posto, dopo la Francia che soprattutto nel mercato degli audiovisivi è davanti a tutti.
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L'OCCASIONE
Insomma stiamo parlando di qualcosa di grosso. E fa gola a tutta la politica, in maniera multipartisan l'ipotesi di avere questo gigante a Roma. Da destra a sinistra, da Zingaretti (si veda la sua lettera oggi sul Messaggero) ai ministri e ai sottosegretari della Lega, passando per Forza Italia, il link tra Roma e la Eacea (questo in sigla il nome dell'Agenzia esecutiva) piace a tutti nella speranza che sia fattibile il trasferimento.
«Sarebbe molto qualificante per l'Italia, ma anche per l'Europa stessa, portare a Roma l'Agenzia», dice infatti la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni.
Fare sistema lo dice anche Simonetta Matone. E pure come tema da campagna elettorale romana la vicenda Eacea comincia a interessare. «Se non a Roma, dove? Sono favorevolissima per motivi culturali, economici e anche di prestigio della Capitale - dice la Matone che fa tandem con Michetti per la scalata del centrodestra al Campidoglio - allo spostamento a Roma di un'Agenzia così cruciale per il prestigio e il rilancio della Capitale».
POSTI DI LAVORO
Sono importanti gli aspetti occupazionali. L'Eacea a Bruxelles ha 600 dipendenti diretti (ma ne muove circa 5000 presso le diverse direzioni generali della Commissione Ue) e entro il 2027 assumerà più di 700 persone. A Roma magari? Questo per dire quanto il trasferimento sarebbe una buona occasione. E si inserirebbe perfettamente, vista l'importanza dell'Eacea per l'industria del cinema e dell'audiovisivo, nell'interesse sempre più forte che grandi aziende globali stanno avendo nei confronti di Roma.
Netflix, che poteva andare a Milano, ha scelto la Capitale come quartier generale europeo (s'è insediata in una palazzina a via Boncompagni). Mentre un altro colosso internazionale e multimediale, Viacom, guidata nel nostro continente e per tutto il Mediterraneo da un romano di Casalpalocco ma di cognome ispanico (Jaime Ondarza), sta studiando in quale hub europeo creare i suoi prodotti. E Roma è in cima alla lista. La presenza anche fisica di Eacea da queste parti aiuterebbe tutto. Ancora non è deciso il luogo dove potrebbe essere a Roma la sede dell'Agenzia. Un'ipotesi sarebbe nel cuore della Capitale, dove sono in corso gli scavi archeologici dell'Auditorium di Adriano, a due passi da piazza Venezia. Perché li? Perché ci sono già progetti in corso per dare una fisicità, attraverso la creazione di una installazione, di Roma Capitale della cultura europea.
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