Aereo caduto a Nettuno, lo strazio per i nuotatori morti: «Li aspettavamo a casa»

Un volo di un paio di ore, il pranzo a casa degli zii a Nettuno prima di tornare ad Ostia per gli allenamenti di nuoto al polo natatorio della Fin. Un programma semplice quello...

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Un volo di un paio di ore, il pranzo a casa degli zii a Nettuno prima di tornare ad Ostia per gli allenamenti di nuoto al polo natatorio della Fin. Un programma semplice quello dei due nuotatori Gioele Rossetti e Fabio Lombini, qualche ora di svago prima di riprendere i duri allenamenti dopo la fine del lockdown. E invece la giornata si è trasformata in tragedia: entrambi sono morti ieri mattina precipitando nelle campagne di Nettuno con un ultraleggero biposto P9s Tecnam ad ala alta pochi secondi dopo il decollo dall’aviosuperficie Crazy Fly, alle Grugnole.


Cade aereo ultraleggero vicino Roma, due giovani morti carbonizzati, uno era azzurro del nuoto
 

Ai comandi del biposto c’era Gioele, 23 anni, una passione per il volo: aveva il brevetto e nonostante l’età aveva accumulato molte ore e una buona esperienza. «Avevamo sentito nostro nipote - racconta lo zio ai carabinieri - e mi aveva detto che sarebbe venuto a Nettuno con un suo amico per un breve volo e che poi sarebbero tornati ad Ostia in mattinata. A quel punto io e mia moglie li abbiamo invitati a pranzo». Li aspettavano per le 13, non sono mai arrivati. Lo zio ha provato invano a contattare telefonicamente il nipote. Poi ha appreso la notizia di un ultraleggero caduto a ridosso della pista delle Grugnole, da dove erano decollati i ragazzi. Insieme alla moglie ha raggiunto il luogo dell’incidente dove i carabinieri hanno confermato che una delle vittime era proprio il nipote. Devastati dal dolore gli amici di Gioele Rossetti. «Ancora non ci credo - dice Andrea Turco, ex compagno di classe di Gioele - abbiamo frequentato insieme le scuole elementari e medie al Sant’Anna, nel quartiere San Paolo, dove abitavamo. Un ragazzo d’oro e una bravissima persona. Aveva il pallino del nuoto, lo sport era la sua vita. Questa notizia a noi amici ci ha stesi. Non abbiamo parole, solo lacrime. Lo ricordiamo con tanto affetto, in classe tutti dicevamo che nelle gare era il più bravo».


Anche Pino Castellucci, direttore sportivo del polo natatorio di Ostia, si commuove. «Come si fa a non piangere - dice - vedere due vite così giovani che si spezzano. Siamo tutti sotto choc. Fabio Lombini era qui da pochi giorni soltanto. È arrivato mercoledì scorso e oggi avrebbe iniziato la preparazione con la Nazionale. Doveva trascorrere con noi 15 giorni e invece il destino è stato così beffardo con lui. Gioele non era un nostro atleta: qualche volta è venuto da noi in passato per qualche gara, ma si allenava con l’Aurelia Nuoto. Tutti e due lasciano un grande vuoto». Al Polo natatorio si respira lo stesso clima di tristezza e dispiacere che c’era nell’aria all’indomani del ferimento di Manuel Bortuzzo, la giovane promessa azzurra del nuoto colpito da un proiettile alla schiena e rimasto paralizzato. Gli atleti del centro federale si sono rinchiusi nelle loro stanze. «Forse organizzeremo un momento di riflessione e di saluto», dice uno dei nuotatori arrivato nella struttura di via delle Quinqueremi subito dopo aver appreso della notizia. «Come è stato possibile? - si dispera un compagno di allenamento - oggi avremmo dovuto iniziare la preparazione post-lockdown. È finito tutto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero