Quegli amarcord dei “grandi” che i figli non possono capire

Quegli amarcord dei “grandi” che i figli non possono capire
La telefonata dell’amica, quella fredda, scanzonata, i piedi per terra da una vita, di sabato mattina fa un certo effetto, traballano certezze. «Ho visto “Gli...

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La telefonata dell’amica, quella fredda, scanzonata, i piedi per terra da una vita, di sabato mattina fa un certo effetto, traballano certezze. «Ho visto “Gli anni più belli”, ci ho pianto tutta la notte, ho pensato subito a te, dovevo dirtelo appena sveglia: ci siamo tutti, ci siamo noi, abbiamo fatto le stesse cose ma ce lo siamo dimenticato e adesso rompiamo le scatole ai nostri figli».


Una lettura personale e appassionata di un film che è nelle sale in questi giorni e che coinvolge i 50enni di oggi. Quelli che sotto sotto si sentono ancora un po’ scemi, che il tempo passa ma a loro basta guardarsi negli occhi con certi complici per far scattare il rewind, per tornare ai loro mitici anni ‘80. Eppure quotidianamente sono calati così bene nella parte, di adulti e severi genitori, da non riconoscere più tracce di se stessi in quei marziani dei figli. Poco indulgenti forse, proprio perché consapevoli delle proprie debolezze. Le emozioni a bada perché poi basta un niente per far sì che i ruoli si invertano e i figli si vergognino. Ma che ne sanno, quanto ci siamo divertiti... forse intuiscono, quando non gli abbaiamo contro, quando ci scappa un balletto alla “y.m.c.a”, quando raccontando un ricordo proibito viene ancora così da ridere...
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Il Messaggero