Da “Scapoccio” a #escile: quegli sticker dei ragazzini

Da “Scapoccio” a #escile: quegli sticker dei ragazzini
Scialla, accanna, t’accolli. Non bastava solo sentirli parlare così i ragazzini romani. Adesso quello slang fatto di termini storpiati (e spesso incomprensibili)...

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Scialla, accanna, t’accolli. Non bastava solo sentirli parlare così i ragazzini romani. Adesso quello slang fatto di termini storpiati (e spesso incomprensibili) è diventato pure un marchio di moda da inserire - obbligatoriamente - nel kit del perfetto piskello. L’ultimo immancabile oggetto di culto tra gli under 20 è infatti lo sticker con le frasi e gli aforismi in romanesco. Un adesivo di diverse forme e colori da attaccare ovunque: sulle macchinette, nei diari, sulle cover dei telefonini, persino sui banchi a scuola. Averlo è praticamente uno status symbol. Da “ambecille” a “ Ciollansia”da “Sembravi meglio su Instagram” a #escile. E poi ancora “Piscia”(lascia stare) e “Scapoccio” (vado fuori di testa): quei termini usati su WhatsApp o nei pomeriggi a piazza Euclide sono diventati accessori obbligatori se vuoi essere romanordista doc. L’idea è nata ad alcuni liceali romani che sulla scia della moda degli adesivi rispolverati dagli anni ‘90 hanno creato questi sticker «che raccontano l’essere romano». Inizialmente venduti fuori dalle scuole a un euro, dal Farnesina al Mamiani al Lucrezio Caro, sono diventati un must. D’altronde “verba volant, scripta manent”. E questo - per chi non lo sapesse - non è slang. 

veronica.cursi@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero