Roma, acqua: niente decreto. Rischio razionamento a partire da lunedì

Roma, acqua: niente decreto. Rischio razionamento a partire da lunedì
Il Governo frena sul decreto che dichiarerebbe lo stato di emergenza in sei regioni italiani, tra cui il Lazio. E nella Capitale si materializza l'incubo del razionamento...

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Il Governo frena sul decreto che dichiarerebbe lo stato di emergenza in sei regioni italiani, tra cui il Lazio. E nella Capitale si materializza l'incubo del razionamento dell'acqua potabile, a partire probabilmente da lunedì, se non si troveranno altre soluzioni in extremis. Stasera entrerà in vigore l'ordinanza della Regione e si bloccherà la captazione dal lago di Bracciano, che in questi ultime settimane ha garantito l'8 per cento del fabbisogno idrico di Roma, evitando di mandare in crisi il servizio di distribuzione. Il provvedimento ieri è stato confermato dal Tribunale delle Acque pubbliche - a cui si era rivolta Acea, con un ricorso - e avrà quindi i suoi effetti già a partire da questo fine settimana: quando l'azienda che gestisce la rete idrica della Città eterna comincerà a utilizzare le proprie riserve e, contemporaneamente, a mettere a punto la fase operativa del piano di chiusura a rotazione dei rubinetti romani.


LE IPOTESI
Negli ultimi giorni a Palazzo Chigi si era lavorato per un decreto che consentisse, nelle regioni coinvolte dall'allarme siccità, di superare i limiti di captazione dalle singole sorgenti, fissati dalle concessioni, almeno fino a quando non saranno superate le condizioni meteorologiche eccezionali (con l'assenza di precipitazioni) di questi ultimi tempi. Ma, visto anche il clamore suscitato dalla situazione del lago di Bracciano, quest'opzione è stata almeno momentaneamente accantonata: il provvedimento non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi. «La Regione, il Comune e l'Acea stanno lavorando a una soluzione che possa evitare che migliaia di cittadini romani restino senz'acqua - sottolinea il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - Un'ipotesi che giudico non accettabile».

IL TAVOLO
La cabina di regia Regione-azienda istituita tre giorni, fa con la mediazione di Virginia Raggi, è all'opera per cercare una soluzione. Ieri è arrivata una proposta di Acea alla Regione che sarebbe però stata respinta: lo scoglio restano sempre i prelievi, sui quali lo scontro continua. Per l'azienda è «errato parlare di altre fonti», rispetto a Bracciano: «l'unica fonte dalla quale è possibile prelevare più acqua è il Peschiera», ma l'acquedotto, «realizzato più di 8 anni fa, non può captare più di 9.100 litri al secondo». Un limite confermato anche dai dati presentati ieri dalla Uil di Roma e Lazio: «L'acqua non manca, mancano le strutture per portarla a Roma - spiega il segretario generale Alberto Civica - Il Peschiera da solo sarebbe in grado di servire tutta Roma, ma a condizione di raddoppiare la condotta che trasporta l'acqua in città. Se Comune, Regione e Governo si mettessero insieme, probabilmente le strutture si realizzerebbero in pochissimo tempo».

IL RISCHIO

A questo punto scatta il conto alla rovescia per il razionamento dall'acqua, ogni giorno più possibile: tra riserve idriche e tempi tecnici per mettere a punto il piano di rotazione, i rubinetti romani potrebbero restare chiusi a rotazione a partire da lunedì. Le stime dell'Acea parlano di turni da otto ore senz'acqua (su 24), che interesserebbero circa un milione e mezzo di romani, anche se i tecnici sono al lavoro per ridurre i disagi, restringendo (magari della metà) gli intervalli di tempo in cui l'erogazione idrica sarà sospesa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero