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Una lite con un pregiudicato di zona: le indagini sul delitto di Paolo Corelli, ucciso con tre colpi di revolver lunedì mattina, sono arrivate qui. L'ipotesi è che abbia pagato con la vita uno sgarro, una parola di troppo. Alcuni testimoni ascoltati dagli investigatori hanno riferito che la vittima aveva un carattere «litigioso e fumantino. Nel quartiere lo sapevano tutti». In questo caso, la discussione sarebbe avvenuta due settimane fa davanti agli occhi di diversi testimoni. Una pista calda, ma non l'unica. Tra le palazzine popolari di San Giorgio di Acilia, estrema periferia sud della Capitale, l'aria è tesa. Il giorno dopo l'uccisione di Corelli, ammazzato da un killer poi scappato a piedi, ancora ieri c'era una macchina dei carabinieri piazzata all'ingresso di via Alberto Galli dove si è consumato il delitto e dove viveva la vittima. I militari del Nucleo investigativo di Ostia, stanno ora cercando di chiudere il cerchio delle indagini.
Per tutta la giornata hanno ascoltato parenti, amici e familiari a caccia di indizi e prove per ricostruire il recente passato. Per trovare un'ombra dentro quella quotidianità all'apparenza specchiata.
LA PISTA
Impiegato da 20 anni come fruttivendolo in un market di Fiumicino, un'altra pista porta i carabinieri alla famiglia di Corelli: al padre e al fratello, tutti e due con un passato nello spaccio di stupefacenti.
La droga dunque, come movente. Non è escluso infatti che dietro i colpi di revolver ci sia un avvertimento indirizzato al fratello che sta scontando la pena ai domiciliari.
IL KILLER
Un delitto senza un movente. Ma con una testimone chiave: Daniela, la ex compagna. La donna, con cui da un anno non viveva più, lo stava aspettando in auto per accompagnarlo al supermercato di Fiumicino. Agli investigatori ha riferito di non aver sentito nessun rumore, se non quello sordo degli spari. E di aver fatto in tempo a vedere un uomo, con un cappuccio nero in testa, scappare via a piedi. Una fuga silenziosa. Chi indaga è certo che il delitto sia stato ben studiato, l'assassino sapeva che la sua vittima non aveva la macchina e che sarebbe uscita alle sei del mattino alla palazzina gialla di via Galli per essere accompagnato.
Quindi, sapeva anche che ad aspettarlo ci sarebbe stata la ex compagna. Una testimone oculare. Perché? Dietro la risposta a quest'ultimo interrogativo potrebbero trovarsi i nomi del mandante e del killer di Corelli. Ma la storia è ancora piena di punti bui e di ombre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero