Acilia omicidio, Paolo Corelli litigò con un boss del quartiere: all'esame il telefonino della vittima

Il fruttivendolo ucciso sotto casa con tre colpi di pistola. L'ipotesi del movente legato alla droga

Una lite con un pregiudicato di zona: le indagini sul delitto di Paolo Corelli, ucciso con tre colpi di revolver lunedì mattina, sono arrivate qui. L'ipotesi è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Una lite con un pregiudicato di zona: le indagini sul delitto di Paolo Corelli, ucciso con tre colpi di revolver lunedì mattina, sono arrivate qui. L'ipotesi è che abbia pagato con la vita uno sgarro, una parola di troppo. Alcuni testimoni ascoltati dagli investigatori hanno riferito che la vittima aveva un carattere «litigioso e fumantino. Nel quartiere lo sapevano tutti». In questo caso, la discussione sarebbe avvenuta due settimane fa davanti agli occhi di diversi testimoni. Una pista calda, ma non l'unica. Tra le palazzine popolari di San Giorgio di Acilia, estrema periferia sud della Capitale, l'aria è tesa. Il giorno dopo l'uccisione di Corelli, ammazzato da un killer poi scappato a piedi, ancora ieri c'era una macchina dei carabinieri piazzata all'ingresso di via Alberto Galli dove si è consumato il delitto e dove viveva la vittima. I militari del Nucleo investigativo di Ostia, stanno ora cercando di chiudere il cerchio delle indagini.


Per tutta la giornata hanno ascoltato parenti, amici e familiari a caccia di indizi e prove per ricostruire il recente passato. Per trovare un'ombra dentro quella quotidianità all'apparenza specchiata.

Acilia, omicidio di Paolo Corelli: il mistero del commesso ucciso come un boss davanti al portone di casa


LA PISTA
Impiegato da 20 anni come fruttivendolo in un market di Fiumicino, un'altra pista porta i carabinieri alla famiglia di Corelli: al padre e al fratello, tutti e due con un passato nello spaccio di stupefacenti.
La droga dunque, come movente. Non è escluso infatti che dietro i colpi di revolver ci sia un avvertimento indirizzato al fratello che sta scontando la pena ai domiciliari. E allo stesso tempo c'è il sospetto che, a curare gli affari della famiglia, ci fosse lui. Alcuni residenti delle case popolari hanno azzardato: «Da mesi c'era uno strano via vai da casa sua. Gente che entrava e usciva a ogni ora del giorno e della notte perché aveva iniziato a spacciare». Solo illazioni, almeno per il momento su cui sono in corso gli accertamenti. Ecco perché al vaglio ci sono già il conto corrente della vittima e sono state avviate le indagini anche sul cellulare e sul pc. Con l'obiettivo di trovare un indizio, una traccia, che possa spiegare il movente dell'agguato e dare un volto all'assassino. Un caso complicato da risolvere, un giallo. Nel mirino delle indagini c'è anche il luogo del delitto, San Giorgio di Acilia, una delle principali piazze della malavita romana. Dove si incontrano ancora oggi vecchi e nuovi boss. Un passato difficile per il quartiere: nel 2009 (4 giugno) era stato freddato in via Cesare Maccari, uno degli ultimi capi della Banda della Magliana, Emidio Salomone. Due anni dopo in manette come mandante del delitto, era finito Massimo Longo. Dietro la sua uccisione usura, spaccio di droga e uno sgarro tra boss di quartiere. Lo stesso quadro che stanno disegnando gli investigatori intorno all'uccisione di Corelli.


IL KILLER
Un delitto senza un movente. Ma con una testimone chiave: Daniela, la ex compagna. La donna, con cui da un anno non viveva più, lo stava aspettando in auto per accompagnarlo al supermercato di Fiumicino. Agli investigatori ha riferito di non aver sentito nessun rumore, se non quello sordo degli spari. E di aver fatto in tempo a vedere un uomo, con un cappuccio nero in testa, scappare via a piedi. Una fuga silenziosa. Chi indaga è certo che il delitto sia stato ben studiato, l'assassino sapeva che la sua vittima non aveva la macchina e che sarebbe uscita alle sei del mattino alla palazzina gialla di via Galli per essere accompagnato.


Quindi, sapeva anche che ad aspettarlo ci sarebbe stata la ex compagna. Una testimone oculare. Perché? Dietro la risposta a quest'ultimo interrogativo potrebbero trovarsi i nomi del mandante e del killer di Corelli. Ma la storia è ancora piena di punti bui e di ombre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero