Acilia, Debora insisteva da mesi per lasciare quella casa

Acilia, Debora insisteva da mesi per lasciare quella casa
Era la sua casa, qui aveva affetti e conoscenze. Eppure Debora Catinari non ne poteva più. «Voleva cambiare abitazione, per via della convivenza impossibile con quel...

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Era la sua casa, qui aveva affetti e conoscenze. Eppure Debora Catinari non ne poteva più. «Voleva cambiare abitazione, per via della convivenza impossibile con quel nucleo di cingalesi. Gli odori, quelle bombole, troppe, erano tante le questioni - raccontano nel quartiere - Debora non ce la faceva più. Voleva prima vendere la casa della mamma e poi lasciare via Giacomo della Marca, come pure lo zio Ezio, che stava al piano di sopra».

Non era più possibile, chi era vicino a Massimiliano e Debora, conosceva cosa li turbava. Il viavai di bombole, il subaffitto, perfino l'ultima scoperta: «Si erano venduti la cucina della madre di Debora» racconta una vicina. «Pensi che stavo per andare a trovarla proprio l'altro giorno, dopo mangiato, pochi minuti prima del crollo. Perché di solito a Natale si affacciava lei - piange la signora Silvia - ma a luglio aveva perso la mamma e forse non se l'era sentita. L'ho vista crescere, da adolescente quando la madre la cercava, lei e la sua amica del cuore (morta pochi mesi per un brutto male) per scherzo si venivano a nascondere da me».
Vicini di casa da una vita: «Il giorno prima Ezio e Silvana erano stati tutto il pomeriggio qui da me, doveva essere solo un caffè poi abbiamo fatto le sei». Silvia trattiene le lacrime: «Non si può morire così, senza colpe».
Ad Acilia, Debora la maestra, era conosciuta da tutti.

LEZIONI PER TUTTI
«Aiutava tutte le mamme, stava vicino ai bambini, era sempre disponibile, una persona meravigliosa», ricorda Renata. Una donna «speciale, lavoratrice, quanto le piaceva studiare, ha studiato tanto. E quanti ragazzini ha aiutato nei compiti». Una donna attenta, «buona, sensibile, ma severa al punto giusto - dice Massimo - gli piacevano una cifra i bambini».
C'è chi ricorda la famiglia in bicicletta nei pochi momenti liberi, chi Aurora sulle scalette di casa, con il sorriso spavaldo stampato sul viso e due occhi azzurri come il cielo. «Una pacioccona, un bijou, stava allo scherzo, era intelligentissima, teneva il punto e ti rispondeva a tono. Da lei Lorenzo si faceva fare tutto».

Erano sedute sul divano, in soggiorno, quando sono rimaste schiacchiate da due solai. Ora sono due angeli, scrive chi le ha amate.
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Il Messaggero