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Gli abusi contro i cosiddetti chierichetti del Papa, che vedono già un processo in corso in Vaticano, potrebbero finire anche in un'aula di giustizia italiana. Il principale imputato, don Gabriele Martinelli, potrebbe finire alla sbarra anche davanti al tribunale di Roma, per quanto accaduto al Preseminario San Pio X in territorio Vaticano, a due passi da Casa Santa Marta, la residenza di Papa Francesco. La procura di Roma ha chiuso l'inchiesta, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, per episodi di violenza sessuale su un minore (un compagno di seminario di un anno più giovane) che sarebbero avvenuti tra il 2010 e il 2012. Nel procedimento è coinvolto anche monsignor Enrico Radice, ex rettore del Preseminario, per concorso in violenza sessuale, per non avere impedito gli atti illeciti e per non averli denunciati.
In Vaticano il medesimo processo è in pieno svolgimento e la prossima udienza si terrà il 4 febbraio. Dopo l'interrogatorio di monsignor Radice, lo scorso 19 novembre, nel corso del quale l'ex Rettore del Preseminario ha negato ogni responsabilità, e anche il fatto stesso di essere a conoscenza degli abusi, il 4 febbraio dovrebbe essere ascoltato proprio don Martinelli che nell'ultima udienza era assente (risiede in Lombardia che quei giorni era zona rossa).
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La storia
Le autorità italiane hanno proceduto nei confronti di Martinelli in base al principio secondo il quale quando un soggetto commette un reato all'estero, in questo caso la Santa Sede, e poi si rifugia in Italia può essere perseguito dalla magistratura italiana. Nei confronti dell'ex seminarista, oggi 28enne divenuto anche sacerdote, è pendente anche un procedimento davanti al tribunale dei minori per episodi avvenuti quando Martinelli aveva meno di 18 anni.
I fatti sarebbero avvenuti all'interno del preseminario e nelle aree limitrofe «in particolare nelle camerate». Il quadro complessivo che sembra affiorare dalle carte e da diverse testimonianze, a proposito dell'ambiente circostante al convitto dei chierichetti, mostra di avere una dinamica non sempre lineare, come del resto provano anche alcune lettere anonime e ricattatorie che arrivarono in Segreteria di Stato già nel 2012 per descrivere comportamenti immorali, che difficilmente si conciliano con un ambiente sacro.
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Il Messaggero