Fiumicino, la protesta delle maestre precarie contro il bando del comune: «No a personale esterno»

Precarie in piazza a Fiumicino contro i due bandi pubblici del comune che prevedono l’assunzione di un totale di 51 tra educatrici di asilo nodo e insegnati della scuola...

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Precarie in piazza a Fiumicino contro i due bandi pubblici del comune che prevedono l’assunzione di un totale di 51 tra educatrici di asilo nodo e insegnati della scuola d’infanzia. La manifestazione è iniziata davanti a Villa Guglielmi e il corteo delle maestre è transitato sul ponte “2 giugno” fino a raggiungere la sede comunale paralizzando la viabilità del centro.

 

Al grido: “Montino il bando nel cestino”, circa 200 maestre hanno  chiesto al sindaco di ritirale le selezione pubbliche che comunque prevedono l’assunzione del 50% del personale la cui anzianità oscilla dai 20 a 30 anni di precariato. «Il primo cittadino avrebbe potuto fare un bando solo per  personale interno oppure procedere direttamente alla nostra stabilizzazione – dice Beatrice Drudi, a nome delle infuriate maestre - invece di estendere le prove a livello nazionale. Questa decisione ci penalizza perché dopo anni di precariato ci aspettavamo un riconoscimento. Per tale motivo abbiamo dato vita a questa manifestazione e non escludiamo di organizzarne delle altre se il sindaco non ci riceverà».
 

Le precarie criticano l’amministrazione comunale sulla scelta di fare un bando nazionale e di non seguire le orme di altri comuni italiani. «Le amministrazioni di Napoli, Ferrara e Pisa – afferma la maestra Manuela Massenzi – hanno fatto la giusta scelta di un bando a cui hanno partecipato solo personale interno con anni di esperienza: perché Fiumicino ha scelto una strada diversa? Questo dovrebbe spiegarcelo il sindaco Montino che non sembra intenzionato a sentire le nostre ragioni». Non sono mancare le critiche del centrodestra.  «Riteniamo assurdo – precisa il consigliere comunale Federica Poggio - che in un periodo di forte crisi occupazionale come quello che vive la nostra città si favoriscano insegnanti che arrivano da Torino, Milano, Bergamo o Treviso e non chi da anni lavora e si occupa dei nostri figli». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero