Roma, uccise la vicina durante una rapina in casa: 22 anni in appello all'assassino

Roma, uccise la vicina durante una rapina in casa: 22 anni in appello all'assassino
Una rapina non riuscita e finita in tragedia. Sono 22 gli anni di reclusione inflitti a Pierfrancesco Liberti, il romano di 28 anni sotto processo perché accusato di aver...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una rapina non riuscita e finita in tragedia. Sono 22 gli anni di reclusione inflitti a Pierfrancesco Liberti, il romano di 28 anni sotto processo perché accusato di aver ucciso Roma, la notte tra il 14 e il 15 aprile 2010, la 64enne Anna Pagliarini. La sentenza è della III Corte d'assise d'appello bis, i cui giudici, presieduti da Alfredo Ruocco, hanno ripristinato la sentenza pronunciata in primo grado dalla III Corte d'assise capitolina.


Erano le quattro del mattino del 15 aprile 2010 quando, secondo l'accusa, Liberti entrò nell'abitazione della Pagliarini usando le chiavi custodite dalla nonna, che abitava nel piano superiore ed era grande amica della vittima. Lui, alloggiava dalla nonna da qualche giorno, dopo aver litigato con la madre. Svegliò la Pagliarini - che era a letto (fu infatti trovata in pigiama) - e l'assalì mentre tentava di chiamare aiuto col telefono portatile, atterrandola con un colpo alla testa cui seguirono due colpi di coltello. Poi prese quel telefono e lo immerse nell'acqua nel tentativo di cancellare le sue impronte. Dopo l'omicidio, si rifugiò in casa della nonna, con addosso quegli abiti imbrattati di sangue che tentò di smacchiare in lavatrice. Fu la figlia della vittima, dopo aver contattato invano la donna, a trovare il portone di casa chiuso. Dentro, trovò la madre senza vita. Inizialmente il medico legale indicò come "naturale" quella morte; durante l'autopsia, però, si rese contro che la donna era stata attinta da due colpi portati con un'arma da taglio
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero