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Non potranno dire di guidare una “Roma Regione”, ma in futuro i sindaci della Capitale avranno il potere, come i governatori, di approvare leggi spesso equiparate a quelle statali. Potranno anche rivolgersi alla Corte Costituzionale, se si sentiranno scavalcati nelle loro prerogative. E ancora: ottenere più soldi per le attività ordinarie oppure andare in Europa e accedere direttamente ai fondi comunitari. Sarà una corsa contro il tempo in Parlamento, ma dopo quarant’anni di dibattiti, polemiche e leggi monche, siamo vicini a una svolta per la riforma dei poteri di Roma Capitale. Cioè per dare alla Città Eterna competenze e risorse che le mancano per competere con le altre capitali del mondo.
La svolta è in una decina di righe di una proposta di riforma costituzionale, quindi servirà un doppio voto parlamentare, concordata sull’asse tra il ministro delle Attività regionali, Mariastella Gelmini, e la commissione competente in Parlamento, quella Affari costituzionali. E che dovrebbe vedere la luce già all’inizio del 2022 in prima lettura, forte di un consenso bipartisan e di un escamotage legislativo del quale già si era discusso in passato: dare a Roma, modificando l’articolo 114 della Costituzione, competenze delle Regioni ordinarie (come la potestà legislativa), così da permettere in questa nuova veste al sindaco della Capitale di attivare i poteri previsti dall’articolo 116, quello sull’autonomia differenziata: cioè ottenere, con leggi ordinarie approvate in Aula Giulio Cesare, ulteriori competenze su ambiente, sociale o sviluppo economico.
Che siamo a una svolta, lo fa capire il presidente della commissione Affari costituzionali, il M5S Giuseppe Brescia: «Mercoledì 8 settembre ripartirà con una nuova seduta del comitato ristretto in commissione Affari Costituzionali alla Camera l’iter delle proposte di legge per i poteri speciali per Roma.
ALLEANZE TRASVERSALI
Nei mesi scorsi si è creato un asse tra Gelmini e il presidente Brescia. Con la ministra azzurra che, anche nel suo tentativo di allontanare la federazione tra Forza Italia e la Lega, ha tutto l’interesse di portare a casa questa riforma come quella del regionalismo asimmetrico. A smussare le distanze tra i partiti sul tema ci ha pensato l’attivismo dell’Intergruppo parlamentare per Roma Capitale. C’è da fare soltanto i conti con i tempi della legislatura, che potrebbe terminare prima del 2023. Sempre i tecnici guidati dal professor Marini hanno suggerito anche di approvare parallelamente a quella costituzionale una legge ordinaria per trasferire dalla Regione alla Capitale più poteri su beni culturali, edilizia pubblica e privata e funzionamento dei servizi pubblici come trasporti e rifiuti oppure riorganizzare i Municipi. Soddisfatti i candidati sindaci. Virginia Raggi saluta «lo sprint sui poteri Roma». Le fa eco dal Pd Roberto Gualtieri: «É fondamentale per garantirci opportunità di crescita», mentre Enrico Michetti (Centrodestra) auspica «un riconoscimento al ruolo di Roma».
Il Messaggero