Rieti, obbligata a tatuarsi il nome del compagno: reatino condannato

Giudici
RIETI - Un inferno. E, forse, il paragone è anche riduttivo. Perché le azioni vessatorie messe in atto da un reatino nei confronti della compagna travalicavano nel...

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RIETI - Un inferno. E, forse, il paragone è anche riduttivo. Perché le azioni vessatorie messe in atto da un reatino nei confronti della compagna travalicavano nel sadismo più puro. Ed erano quotidiane. 


Il tutto in nome di una rigorosa fede religiosa che prevedeva la lettura obbligatoria della Bibbia e, in alternativa, quella del Vangelo, una vita da reclusa in casa, con aggressioni fisiche, umiliazioni e continue minacce, in un caso proferite anche con una mannaia agitata a mo’ di coltello, a pochi centimetri dal volto.

In nome della religione. Violenze domestiche andate avanti per mesi, nel corso del 2019, fino all’arresto dell’uomo, con la donna che disperata si era rivolta alle forze dell’ordine. Le indagini avevano in poco tempo portato all’arresto del 41enne e le prove raccolte nei cui confronti sono state così schiaccianti, che è stato condannato in primo e secondo grado e la Cassazione, pochi giorni fa, le ha confermate tutte, certificando in maniera definitiva la condanna sei anni e otto mesi di reclusione in carcere che gli era stata inflitta in appello. Pena che il 41enne reatino Andrea Lombardi dovrà ora scontare tutta a Rebibbia. I reati che gli sono stati contestati sono quelli di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e deformazioni dell’aspetto della persona, offesa mediante lesioni permanenti al volto. 
L’uomo aveva infatti obbligato la compagna a tatuarsi il suo nome sul viso, quasi a volerla marchiare, come fosse un semplice oggetto di sua proprietà.

Tatuaggi sul volto. Il reatino Lombardi, accecato da un delirio religioso e di onnipotenza sulla donna, aveva obbligato la compagna a tatuarsi il nome “Andrea” sul sopracciglio destro, mentre sulla mandibola le aveva fatto scrivere “Odio tutti” e sullo zigomo destro le aveva fatto imprimere una croce. Insomma, un vero e proprio inferno. Ora l’uomo avrà tempo, nella cella dove è rinchiuso, di riflettere sul suo comportamento.

 

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Il Messaggero