Rieti, vigili del fuoco: le imprese e i ricordi senza tempo nell'Associazione nazionale

Livio Bianchetti, Antonio Serilli, Lamberto Giuliani e Giacomo Provaroni
RIETI - «Nessun pompiere dimentica il giorno che ha indossato la...

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RIETI - «Nessun pompiere dimentica il giorno che ha indossato la prima volta la divisa. Certi giorni li hai dentro - affermano i componenti dell’Associazione nazionale vigili del fuoco del Corpo nazionale sezione di Rieti - ricordi pure se pioveva o c’era il sole». Per raccontare le storie di Livio Bianchetti, Lamberto Giuliani, Giacomo Provaroni e Antonio Serilli, ci vorrebbe un’enciclopedia. «Siamo schivi, non scrivete di noi ma del Corpo, dell’associazione, dell’importanza della prevenzione nei bambini». I vigili del fuoco in pensione dedicano da anni il proprio tempo libero al sociale, al sostegno agli effettivi e alla divulgazione. E all’amatissima “Pompieropoli”, in cui i piccoli hanno sperimentato la gioia di essere vigili per un giorno: «Si divertono e imparano a vincere le paure, a capire i comportamenti utili per la sicurezza». Giacomo Provaroni ha 86 anni, è il decano del gruppo: «Sono entrato nell’ottobre 1958. La pensione è arrivata nel ‘94, sono entrato subito nell’associazione, allora eravamo in borghese». Nel 2010, l’allora ministro Maroni comprese che la loro esperienza poteva essere utile per la comunità: «Siamo stati impiegati in azioni più operative, in caso di calamità possiamo essere di supporto. Ad Amatrice abbiamo gestito la mensa e il magazzino, accompagnato i colleghi che non conoscevano il posto». Troppi, i ricordi da scremare. Per tutti, è indelebile il terremoto dell’Irpinia: «Eravamo ragazzi, trovammo un disastro - dice Serilli. - Partimmo in 9 da Rieti, ci restammo 45 giorni, nevicava, non si trovava un telefono per chiamare casa. Io ero l’addetto al recupero delle statue, sembrava mi guardassero quando le prendevo in braccio». Livio Bianchetti ricorda le difficoltà: «Ora il soccorso è più pianificato, allora non avevamo mezzi ed equipaggiamento adeguato per gli eventi atmosferici». Giuliani non dimentica la strage della scuola di San Giuliano di Puglia: «Quando ci sono i bambini è sempre dura. Quella tragedia mi colpì, tempo dopo ci portai mia moglie, andammo al cimitero». Paura? «Nei terremoti, quando vai a prendere le persone mentre continuano le scosse. E la difficoltà nel recupero di una autocisterna carica di gpl, a Poggio San Lorenzo», dice Bianchetti. «Una volta mandai tre colleghi in una rimessa, esplose una bombola. Ma Santa Barbara ci mise le mani», ricorda Giuliani. Serilli rimase impietrito davanti a una donna che partorì dentro l’ambulanza: «Non sapevo cosa fare». «Quando non potevi superare certi limiti per salvare le persone, come l’aria dell’autorespiratore che non ti bastava più», dice Provaroni. Tanti i ricordi curiosi, come il recupero di una scimmia dal tetto o di un tigrotto del circo. «Il bello è fare ancora parte di questa famiglia. Quando dopo il 2010 ci siamo rimessi la divisa, molti di noi hanno pianto. Non pensavamo che l’avremmo indossata ancora».

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Il Messaggero