RIETI - Nella rete del gruppo erano finite decine e decine di malati, tutti disposti a pagare cifre considerevoli - dai 1.500 ai 4.000 euro - pur di alleviare le proprie...
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LA DECISIONE DEL GIUDICE
Ieri il gup di Terni, Federico Bona Galvagno, ha rinviato a giudizio i sei: tra loro quello che - secondo le indagini svolte dalla squadra Mobile ternana, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Marco Stramaglia - sarebbe stato il promotore della truffa, l’avvocato piemontese, residente a Rieti, Fabrizio De Silvestri, ideatore del fantomatico protocollo scientifico «Seven to stand» e fondatore dell’Università Popolare «Homo&Natura». Con lui dovranno comparire davanti al collegio del tribunale anche la fisioterapista reatina Annalisa Grasso (moglie di De Silvestri), il medico Pierluigi Proietti, l’ingegnere biomedico Edoardo Romani, il farmacista reatino Giovanni Domenico Petrini ed un dipendente-factotum della società, Simone De Marco, originario di Roma.
GLI ARRESTI DI DUE ANNI FA
Tutti arrestati a settembre di due anni fa dalla Mobile (l’ultimo ai domiciliari) con l’accusa di aver messo in piedi il raggiro. In pratica, i sei avrebbero proposto a pazienti colpiti da gravi patologie degenerative la terapia - pubblicizzata come innovativa - facendo credere loro che avrebbero ottenuto dei sostanziali benefici nel giro di poche settimane.
TERAPIA SENZA EFFETTI
Ma in realtà la cura - per l’accusa - non aveva alcun riscontro scientifico. La terapia veniva somministrata nel centro estetico «Forme di Bellezza» di via Mentana, sempre a Terni, trasformato in una sorta di clinica dove venivano praticati trattamenti come punture sottocutanee e altro a carattere fisioterapico. Il centro aveva un numero verde al quale nel tempo sarebbero arrivate migliaia di chiamate - oltre 1.300 quelle intercettate dagli inquirenti - di malati interessati alla cura, che aveva una durata compresa tra i 45 e i 90 giorni (da qui il nome «Seven to stand», tradotto «sette settimane per reagire»).
Quanto ai farmaci (nella foto alcune delle pastiglie sequestrate dalla Mobile di Terni) che venivano somministrati, tutti assemblati a Rieti dal farmacista Giovanni Domenico Petrini, si sarebbe trattato di un mix composto da antibiotici, antistaminici, antivirali e antimicotici, provenienti anche dalla Cina. Una terapia che, in realtà, sarebbe stata del tutto inefficace, se non dannosa, ma interrotta grazie all’intervento della polizia. A breve, sulla scorta delle indagini, prenderà il via il dibattimento, durante il quale non solo l’accusa e le parti civili ma anche i difensori dei sei imputati - tra i quali figurano gli avvocati Manlio Morcella e Marco Gabriele - illustreranno le loro ragioni.
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Il Messaggero